Debellare il Dolore Fisico è un Obbligo di Legge

Intervista Dott. Enzo Primerano

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Un tempo, la Chiesa divulgava il credo che la preghiera fosse il primo antidolorifico. Tuttavia, San Pio X, suffragò tale credenza, asserendo che possiamo accettare e pregare per il nostro dolore fisico, ma che abbiamo l’obbligo di lenire la sofferenza altrui.

L’argomento di oggi, per quanto indiscutibilmente doloroso, mi permette di divulgare importanti informazioni – tra le quali molte innovative – relativamente ad un settore di importanza assoluta della Medicina: la cosiddetta “terapia del dolore”.

Innanzitutto sfatiamo una diffusa credenza: detta terapia non è somministrata esclusivamente ai malati oncologici terminali.

Mi sono lungamente intrattenuta personalmente con il Dott. Enzo Primerano – Resp. Terapia Intensiva e della Terapia del Dolore – presso il Policlinico di Monza, che si è reso disponibile per rilasciarmi l’importante intervista che segue.

Intervista che oltre a riportare le preziose nozioni mediche che il Dott. Primerano ci illustra, utilizzando un linguaggio comprensibile a tutti noi “non addetti”, ci sensibilizza in merito alla preziosità del rapporto medico/paziente/parente affinché siano massimizzati i risultati delle terapie stesse.

Daniela Cavallini:

Dott. Primerano, la ringrazio per il tempo che dedica a me ed ai lettori de La Voce.

Lei ricopre il ruolo di Responsabile del Reparto di Terapia Intensiva oltreché di quello dedicato alla “Terapia del Dolore”. Credo d’interpretare lo stupore di molte persone a fronte di tanta dedizione nei confronti di chi soffre e lotta per vivere…

Dott. Enzo Primerano:

Ringrazio lei per aiutarmi a divulgare concetti che ancora oggi non sono noti a tutti. Quanto alla dedizione verso coloro che soffrono è una forma scambievole d’amore. Pertanto le dico che lenire il dolore altrui, sia fisico che morale, aiuta anche coloro che lo curano.

Daniela Cavallini:

L’obiettivo di oggi riguarda la trattazione della Terapia del dolore. L’interpretazione di tendenza è riconducibile alle cure palliative – identificate nella classica morfina – da somministrarsi al paziente oncologico quando e’ oramai privo di speranze di guarigione, esclusivamente per porre sollievo all’atroce sofferenza. E’ così? O, meglio, e’ “solo” così?

Dott. Enzo Primerano:

Innanzitutto, no, non è “solo così”.

Ogni forma di dolore deve essere lenita e curata. Purtroppo la maggior parte dei malati oncologici, circa il 70%, ancora oggi muore con il dolore.

E’ una credenza diffusa, tuttavia imprecisa, che la terapia del dolore sia dedicata al malato oncologico terminale.

Tenga presente che, a parte il raffreddore, le due malattie più diffuse e che infliggono molto dolore sono il mal di schiena e la cefalea. A queste seguono forme più o meno note al gente che vanno da tutte le affezioni osteoarticolari fino a forme strane di dolore procurato da quello che definiamo “arto fantasma”.

Per fortuna oggi non sempre ma in rari casi alla amputazione di un arto segue un dolore che colpisce lo stesso arto che non c’è più. Questo avviene perché nel cervello resta memorizzato il citato dolore.

Oggi disponiamo di terapie anestetiche ed analgesiche, che, evidentemente, non curano l’arto che non c’è più, bensi il centro nervoso ad esso ricondotto.

Daniela Cavallini:

Lei ha citato il dolore derivante dall’ “arto fantasma”, come s’ interviene?

Dott. Enzo Primerano:

Come ho detto, si agisce sulla memorizzazione del dolore e si risolve con l’anestesia, com’è ovvio che sia, durante l’intervento, cui si aggiunge un’ulteriore anestesia nella fase post operatoria. Tenga presente che il dolore si sviluppa in tre fasi: acuto – persistente – cronico. Il tempo di “trasformazione” da acuto a persistente è quantificabile in circa 2/3 settimane e si cronicizza dopo più di 3 mesi. In quest’ultima fase di dolore cronico, s’interviene avvalendoci dell’analgesia.

Tornando al malato oncologico, definito dalla Medicina con l’accezione “Terminale”, compito del medico è di preservare fino all’ultimo istante, la dignità della persona, prescindendo dalle aspettative relative alla durata della sua vita. Somministrando una terapia del dolore adeguata, entrando in empatia con il malato sino a giungere all’annullamento del dolore stesso.

il Medico in questi casi può offrire un significativo aiuto atto a concretizzare una vita qualitativamente accettabile.

Daniela Cavallini:

Dott. Primerano, la sua ampia risposta, m’induce a formularle altre domande. La prima che mi sovviene è quale legge impone al Medico la somministrazione analgesica del dolore?

Dott. Enzo Primerano:

Quello che da qualche anno ha cambiato radicalmente le opportunità di cura per il dolore arriva proprio dal settore legislativo. La legge n. 38/2010 rappresenta per la cura del dolore una svolta epocale. E’ la prima volta che una legge entra così a fondo ad un problema medico e clinico.

La Legge 38 del 2010: essa impone una nuova normativa che ha fatto diventare l’abolizione del dolore un obbligo di legge.

Infatti la legge 38 tutela il diritto del cittadino ad accedere alle cure palliative e alla terapia del dolore. Vengono definiti nello specifico termini e modalità della cura e organizzata una rete territoriale che si occupa dei malati sofferenti di dolore grave. Non ultimo vengono semplificate le modalità di prescrizione dei farmaci oppiacei che prima erano gravate da una legislazione molto restrittiva. Sancisce infine che in tutti gli ospedali venga misurato il sintomo dolore (il cosiddetto quinto segno) insieme a temperatura, polso, pressione e diuresi.

Daniela Cavallini:

Questo significa che la legge si sostituisce al parere del Medico, qualora quest’ultimo fosse contrario. Intendo dire… è quantomeno noto, per quanto magari non necessariamente veritiero, che vi è reticenza a somministrare quelli che con ampio spazio alla terminologia, sono definiti “stupefacenti”?

Dott. Enzo Primerano:

Naturalmente si fa appello alla professionalità del Medico, il quale è obbligato, tuttavia “protetto” al tempo stesso, dalla cosiddetta “rete per il dolore”. Il Medico di base è obbligato a mandare il paziente in un centro adeguato. La legge prevede altresì la semplificazione degli stupefacenti, consentendone la prescrizione fino a 30 gg. consecutivi. Oggi disponiamo anche di formulazioni più semplici rispetto al passato, come ad esempio le pastiglie sublinguali o i cerotti.

Daniela Cavallini:

Nell’identificazione dell’intensità del dolore, di qualsiasi genere esso sia, subentra la soggettività del paziente. Mi appare evidente la difficoltà del medico nello stabilire la “giusta dose” antidolorifica…

Dott. Enzo Primerano:

Questo è vero solo per quanto riguarda l’emotività del paziente e la sua “cultura del dolore”. Vi sono popolazioni che percepiscono – a parità di sintomo – un livello di dolore inferiore rispetto ad altre. Per “oggettivizzare” il dolore in modo tale da poter intervenire con cognizione di causa, oggi disponiamo di strumentazione atta a mostrare al Medico l’intensità oggettiva del dolore. Anche i farmaci oggi in uso, pur essendo vecchie molecole, vengono riformulate in forme farmaceutiche (come spray, cerotti o compresse a lento assorbimento o sublinguali ) che permettono una migliore aderenza alle esigenze del paziente.

Daniela Cavallini:

Dott. Primerano, so che lei è molto impegnato nel sociale ed ha scritto anche dei libri il cui ricavato è devoluto in beneficenza. Cortesemente, li vuole indicare?

Dott. Enzo Primerano:

Si tratta di un piccolo libro di satira in rima sui mali del mondo moderno “Stornelli d’Italia”.
Penso di poterne far uscire un altro per fine anno di massime e riflessioni su un mondo che sta cambiando troppo rapidamente e spesso ci trova impreparati.

Daniela Cavallini:

I lettori interessati ad un consulto medico con lei, quale procedura devono seguire?

Dott. Enzo Primerano:

Da tanti anni curo un portale di divulgazione sulla terapia del dolore dove si possono trovare tutte le informazioni: www.dolorecronico.org

Daniela Cavallini:

Dott. Primerano, la ringrazio per il tempo che mi ha dedicato e spero di poter contare nuovamente sulla sua disponibilità per conoscere e divulgare quanto concerne la Terapia Intensiva oltre a temi specifici, magari ricondotti ad esempi di “vita vissuta”.

Dott. Enzo Primerano:

Volentieri, anche la terapia Intensiva offre spunti, aldilà degli aspetti tecnici di alta umanità.

E poi divulgare le informazioni è la forma primaria d’aiuto a chi soffre.


E’ un’entusiasta! La caratterizza lo spiccato desiderio di comunicare. Nel suo percorso professionale ha ricoperto posizioni di responsabilità nel settore Education nell’ambito di Società Multinazionali, erogando corsi di Addestramento e Formazione – Aziendali ed Interaziendali - al Personale Commerciale. Successivamente, Daniela è migrata al mondo dell’imprenditoria. Con l’eclettismo che la contraddistingue, da alcuni anni è ritornata al suo primo amore: l’arte. È un’apprezzata astrattista che ama trasporre su tela le sue sensazioni. Contestualmente, da alcuni anni si è dedicata alla scrittura pubblicando e-book ad indirizzo formativo e curando per alcune testate giornalistiche rubriche inerenti psicologia, comunicazione, problematiche di coppia, salute e bellezza.

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