Nuova tecnica senza farmaci per i pazienti con deficit di attenzione e iperattività. Ecco in cosa consiste

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Una nuova tecnica, il neurofeedback, potrebbe consentire ai pazienti con disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) di allenare la propria attenzione, sulla base di un feedback istantaneo del livello dell’attività cerebrale. Questo è quanto riferisce uno studio pubblicato su Clinical Neurophysiology. I trattamenti farmacologici per l’AHDH possono essere accompagnati da effetti collaterali significativi, come nervosismo e disturbi del sonno, ma anche un aumento del rischio di sviluppare altri disturbi psichiatrici o malattie cardiovascolari. «Per questi motivi abbiamo valutato un trattamento completamente non farmacologico e non invasivo basato sul principio del neurofeedback» spiega Marie-Pierre Deiber, dell’Università di Ginevra, prima autrice del lavoro.

Il neurofeedback è un tipo di intervento neurocognitivo basato sull’addestramento di segnali cerebrali in tempo reale. Utilizzando un elettroencefalogramma (EEG) con 64 sensori, i ricercatori hanno concentrato la loro analisi sul ritmo Alfa spontaneo (con frequenza intorno ai 10 Hertz), accoppiando la sua fluttuazione di ampiezza a un videogioco che i pazienti potevano controllare con il potere della loro attenzione. L’EEG del paziente era infatti collegato a un computer che visualizzava l’immagine di uno space shuttle. Quando il paziente era in uno stato cerebrale attento (ritmo Alfa basso), lo space shuttle avanzava, mentre quando il paziente perdeva l’attenzione (ritmo Alfa alto), il movimento della navetta spaziale si interrompeva e il paziente, visualizzando la scena, capiva di dover prestare attenzione. Per misurare gli effetti della formazione neurofeedback, gli esperti hanno somministrato un test di attenzione a 25 adulti con ADHD e a 22 adulti neurotipici. I risultati hanno mostrato che, al basale, i pazienti con ADHD hanno commesso più errori e hanno avuto un tempo di reazione più variabile rispetto ai partecipanti del gruppo controllo. Dopo 30 minuti di neurofeedback, i partecipanti hanno ripetuto il test dell’attenzione, e si è visto un miglioramento dell’attenzione nei pazienti con ADHD. Inoltre, l’impatto dell’allenamento sulla componente ERP – nota come P3 (ridotta nell’ADHD) e direttamente collegata all’elaborazione neurocognitiva dello stimolo – è stato notevole, tanto che P3 è aumentata significativamente, ed è stata direttamente associata a una riduzione del numero di errori commessi dai pazienti.

Clinical Neurophysiology 2021. Doi: 10.1016/j.clinph.2021.05.017
http://doi.org/10.1016/j.clinph.2021.05.017

 

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