Sano o malato, la musicoterapia fa per te

La musicoterapia è una tecnica di medicina complementare che utilizza la musica come strumento di cura e di mantenimento del benessere e rientra nella più ampia categoria della suonoterapia

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Il termine musicoterapia, coniato negli USA all’inizio del XX sec., è utilizzato nei paesi dell’Europa e del mondo. E’ una disciplina che si fonda sulle conoscenze scientifiche della fisica acustica, sugli studi accademici musicali, sulla pratica strumentale, su conoscenze di cultura generale, di educazione e pedagogia musicale.
La musicoterapia è una tecnica  che utilizza la musica come strumento di cura e di mantenimento del benessere e rientra nella più ampia categoria della suono terapia, in cui i suoni vengono utilizzati per migliorare le condizioni fisiche e mentali delle persone.

La musicoterapia ha cominciato ad affermarsi negli Stati Uniti al termine della Seconda Guerra mondiale, quando venne utilizzata come pratica di cura complementare nei veterani di guerra. Alla fine degli anni ’40 venne istituito il primo diploma in musicoterapia e nel 1950 venne fondata la prima associazione di musicoterapeuti, la National Association of Music Therapy. Attualmente l’associazione statunitense di riferimento per questa disciplina è l’American Music Therapy Association, nata nel 1998.
Dall’ottobre 2015 la musicoterapia in Italia, in base alla legge 4/ 2013, è regolamentata secondo la norma UNI 11592 sulle Artiterapie.
Esistono diversi orientamenti di musicoterapia, ognuno con una propria struttura teorica di riferimento, una tecnica e un metodo. In Italia, si possono citare la Musicoterapia Psicosomatica di Francesco Palmirotta, la Risonanza nella relazione di Giulia Cremaschi e il Dialogo sonoro di Mauro Scardovelli.

Sono numerosi gli studi che dimostrano i benefici ottenibili a livello fisico e psicologico dalla musicoterapica, che trova applicazione sia nei soggetti ‘sani’, per rilassarsi, ridurre lo stress, migliorare l’umore e accompagnare l’attività fisica, sia in chi soffre di patologie acute o croniche, come i deficit fisici, emotivi, sociali o cognitivi.

Effetti fisiologici e psicologici

In generale, la musica influisce sul battito cardiaco, la pressione sanguigna, la respirazione, il livello di alcuni ormoni, in particolare quello dello stress, e le endorfine.

Esistono anche degli effetti benefici sulla memoria e l’apprendimento, in quanto la musica favorisce la concentrazione e migliora la produttività. Nello specifico, si deve segnalare “l’effetto Mozart”, osservato per la prima volta in un gruppo di studenti le cui prestazioni in matematica migliorarono grazie all’ascolto di brani del compositore austriaco.
Ma ci sono anche esperienze nel campo dei disturbi psicosomatici. Per esempio, uno studio tedesco è partito dal presupposto che il disagio psicologico costituisca un fattore di rischio per molte malattie della pelle, in particolare la psoriasi. In un gruppo di pazienti psoriasici, la partecipazione giornaliere a 3 sessioni di 30 minuti di musicoterapia per 14 giorni ha portato a una diminuzione della pressione sanguigna e del battito cardiaco, alla riduzione dello stimolo di grattarsi e della manifestazioni cutanee nel loro complesso.
Va ricordato poi che la musica fa molto bene anche alle persone sane che svolgono un’attività fisica perché riduce la fatica e aumenta il benessere fisico-psicologico.

Una tecnica che trova applicazione a tutte le età

La musicoterapia trova la sua applicazione in tutte le fasi della vita. Nei bambini facilita l’espressione delle emozioni, la comunicazione e lo sviluppo del movimento ritmico; inoltre, consente di migliorare l’abilità verbale e, più in generale, le abilità cognitive. Infine, si è visto che favorisce un accrescimento più rapido dei nati pre-termine.

Negli anziani, specie in quelli ospedalizzati o residenti nelle case di riposo, particolarmente inclini alla depressione e all’ansia, la musica, opportunamente scelta, genera un miglioramento dello stato d’animo, offre sollievo, in caso di dolore fisico, rappresenta un’opportunità di socializzazione e di ricordo quando si ascoltano brani che rivestono un particolare significato, magari perché legati a episodi importanti e piacevoli degli anni passati. Ulteriori benefici sono stati osservati anche tra gli anziani affetti dal morbo di Alzheimer, tra i quali si verifica una diminuzione dell’agitazione, un miglioramento del tono dell’umore e dei disturbi del sonno, grazie all’innalzamento dei livelli di melatonina, adrenalina e noradrenalina nel sangue. Il livello di melatonina, in particolare, si è visto che è rimasto più elevato per 6 settimane dopo il temine del trattamento musicoterapico.

La musica trova la sua applicazione in varie branche della medicina a cominciare dalla riabilitazione, sia in caso di danni cerebrali sia nella fase di recupero dopo interventi chirurgici e traumi. Per esempio, uno studio condotto presso il dipartimento di Medicina e Cura di Linkoping, in Svezia, ha rilevato che le pazienti isterectomizzate che sono state sottoposte a musicoterapia di gruppo hanno riferito una maggiore efficacia dell’analgesia e hanno ripreso in pieno le loro normali attività più rapidamente rispetto alle donne che non avevano avuto tale trattamento.
La musica rappresenta anche un utile strumento per i pazienti psichiatrici. Essa porta benefici ai paranoici, agli schizofrenici e agli ansiosi. In questi casi, la musica favorisce la socializzazione, le interazioni, la partecipazione, la capacità di fronteggiare le situazioni, riduce lo stress e facilita l’espressione dei propri sentimenti. Inoltre, la musica è in grado di attenuare l’asimmetria del tracciato elettroencefalografico tipica dei pazienti depressi.

 Fonte Dica 33

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