L’obesità è una priorità del sistema sanitario. Il terzo Barometer Summit

L'obesità è da tempo associata a una ridotta aspettativa di vita e anche la pandemia ha dimostrato quanto i pazienti obesi siano fragili

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Fra le conseguenze della pandemia di covid-19 vi è anche la presa di coscienza di quanto i pazienti obesi siano vulnerabili, un concetto che è stato sottolineato più volte in occasione del terzo Italian Obesity Barometer Summit: “Considerare l’obesità una priorità del sistema sanitario”, organizzato da Italian Barometer Diabetes Observatory (IBDO) Foundation in collaborazione con l’Intergruppo parlamentare “Obesità e Diabete”, l’Obesity Policy Engagement Network (OPEN) e l’Italian Obesity Network (IO-NET), grazie al contributo non condizionato di Novo Nordisk nell’ambito del progetto internazionale Changing Obesity.

“L’obesità è da tempo associata a una ridotta aspettativa di vita e anche la pandemia ha dimostrato quanto i pazienti obesi siano fragili – sottolinea nel suo intervento Orazio Schillaci, rettore dell’Università di Roma Tor Vergata -. Di fatto i ricercatori e le società scientifiche hanno da tempo lanciato un allarme di cui dobbiamo tenere conto: l’obesità va considerata una malattia cronica in tutto il mondo, anche nei Paesi in via di sviluppo”. Da noi il riconoscimento dell’obesità come malattia cronica è venuto alla fine del 2019 e il passo successivo che attendono tutti coloro che si occupano del problema è l’inserimento nei Lea che potrebbe consentire un approccio più globale al problema. “Il riconoscimento dell’obesità come malattia cronica è assolutamente inderogabile, il non farlo significa negare le evidenze scientifiche – afferma Michele Carruba dell’Università di Milano -. La ricerca scientifica ha identificato i meccanismi eziopatogenetici dell’obesità; sappiamo come l’obesità sia in grado di creare il malfunzionamento di tanti organi e apparati dell’organismo, dal sistema nervoso centrale a quelli circolatorio, muscoloscheletrico, endocrino, metabolico. Oggi sappiamo quanto è costato nell’attuale pandemia il fatto che l’obesità faccia funzionare male il sistema immunitario e sappiamo che molte patologie come il diabete, i tumori, le malattie epatiche, renali, cardiovascolari, che potrebbero esistere anche indipendentemente da obesità, nella grande maggioranza dei casi riconoscono nell’obesità il meccanismo scatenante”.
Si tratta di condizioni che pesano, oltre che sulla salute della popolazione, sui bilanci dello Stato. “Come OCSE abbiamo calcolato che in Italia circa il 9% della spesa sanitaria nazionale è usato per il trattamento delle malattie croniche legate al sovrappeso e che queste malattie determinano una riduzione del 2,8% del Pil” ricorda Michele Cecchini, responsabile OECD programme of work on Public Health. Una maggiore attenzione all’obesità potrebbe perciò avere delle ricadute favorevoli anche sotto il profilo economico. “Non abbiamo dubbi sul fatto che l’obesità sia una malattia altamente disabilitante e che il suo trattamento debba essere quindi considerato una priorità a livello sanitario e sociale e quindi politico – sottolinea Giuseppe Malfi, presidente ADI -, dopo il riconoscimento dell’obesità come malattia cronica l’aspetto principale è il passaggio nei Lea che garantisce la gratuità delle prestazioni correlate alla malattia”. Scelta tanto più importante se si considera che l’obesità è spesso associata a una condizione di disagio socioeconomico.

Fonte Doctor 33

 

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