Vitamina D3, protettiva contro tumori avanzati solo nei soggetti normopeso

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Nel corso degli anni evidenze epidemiologiche e studi di intervento sugli effetti extra-scheletrici della vitamina D hanno descritto che la supplementazione con vitamina D3 determina una diminuzione della mortalità per tumore, pur in assenza di una diminuzione dell’incidenza dei tumori in generale. «In particolare» riferisce Maurizio Merico, Uoc Andrologia e Medicina della riproduzione, Azienda ospedaliera di Padova «lo studio VITAL (Manson JE, et al. N Engl J Med 2019) fattoriale 2 x 2, ha coinvolto 25871 soggetti (51% donne, età media 67.1 anni), non affetti da neoplasie al tempo 0, randomizzati in doppio cieco al trattamento combinato di colecalciferolo 2000 UI/die e omega 3 1g/die versus placebo, per la valutazione della prevenzione primaria di tumori e malattie cardio-vascolari (25OHD al tempo 0 = 30.8 ng/mL)».

Partendo dall’ipotesi che la diminuzione della mortalità possa derivare dall’effetto della supplementazione sull’incidenza dei tumori più gravi, metastatici e più invasivi, specifica Merico, lo studio VITAL è stato sottoposto a una seconda analisi, con l’identificazione come outcome primario dell’incidenza dei tumori metastatici e invasivi nel gruppo di pazienti supplementati con vitamina D rispetto al placebo. «La diagnosi di tumore invasivo è stata posta in 1617 soggetti dopo una mediana di 5.3 anni (range 3.8-6.1), senza alcuna differenza tra il gruppo trattato e il placebo nell’incidenza dei tumori in generale» riporta lo specialista. «Tuttavia, è stata riscontrata una significativa riduzione dell’incidenza dei tumori avanzati nel gruppo trattato (226/12927, 1.7%) rispetto al placebo (274/12944, 2.1%): HR 0.83 (IC95% 0.69-0.99, P = 0.04). La stratificazione per BMI ha evidenziato una diminuzione significativa (P = 0.03) dell’incidenza dei tumori metastatici o invasivi nei trattati con BMI normale (BMI < 25: HR 0.62, IC95% 0.45-0.86), ma non nel caso di sovrappeso e obesità (BMI 25-30: HR 0.89, IC95% 0.68-1.17; BMI ³ 30: HR 1.05, IC95% 0.74-1.49). Tale evidenza sarebbe in accordo con la nozione che il paziente obeso richiede maggiori dosi di vitamina D a causa del sequestro della vitamina stessa nel tessuto adiposo o per una maggiore distribuzione volumetrica».
Limite dello studio, rileva Merico, è la durata mediana della supplementazione di 5.3 anni, che può essere non sufficientemente prolungata per documentare in toto il fenomeno della neo-cancerogenesi in vivo. A tale proposito gli autori riferiscono che è attualmente in corso un prolungamento post-intervento per altri 2 anni. «In conclusione» dichiara Merico «in questa analisi secondaria dello studio VITAL la supplementazione con vitamina D3 sembra ridurre il rischio di sviluppare tumori avanzati (metastatici o più invasivi) in una popolazione libera da malattia neoplastica al tempo 0; tale effetto protettivo sembra manifestarsi solo nei soggetti normopeso».

JAMA Netw Open. 2020;3:e2025850. Doi: 10.1001/jamanetworkopen.2020.25850.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33206192/

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