Binge Eating Disorder, allo studio possibile farmaco per prevenire il disturbo

«Nel nostro laboratorio del Dipartimento di Fisiologia e Farmacologia della Sapienza da molti anni studiamo le proprietà farmacologiche dell'oleoiletanolamide, un lipide prodotto dal nostro intestino in seguito a un pasto e che segnala al nostro cervello una condizione di sazietà, in modo da limitare il consumo eccessivo di cibo e da stimolare il nostro metabolismo a bruciare i grassi»

tagmedicina,Binge
- Adv -

Si chiama oleoiletanolamide la molecola che potrebbe prevenire e contrastare il disturbo da alimentazione incontrollata, il Binge Eating Disorder (BED). «Nel nostro laboratorio del Dipartimento di Fisiologia e Farmacologia della Sapienza da molti anni studiamo le proprietà farmacologiche dell’oleoiletanolamide, un lipide prodotto dal nostro intestino in seguito a un pasto e che segnala al nostro cervello una condizione di sazietà, in modo da limitare il consumo eccessivo di cibo e da stimolare il nostro metabolismo a bruciare i grassi» ha affermato Silvana Gaetani, coordinatrice insieme a Carlo Cifani del Gruppo di Lavoro “Obesità, Sindrome metabolica e disordini alimentari” della Società italiana di farmacologia (Sif).

Ad oggi né in Italia né in Europa ci sono farmaci approvati per il BED, che nel nostro Paese colpisce il 3,5% delle donne e il 2% degli uomini e che, come ha spiegato Cifani, è il disturbo alimentare più comune in cui ricorrono “episodi di abbuffate fuori controllo”, come quelle della bulimia, in seguito ai quali non si verificano atti compensatori o di eliminazione. «Chi ne è affetto spesso sviluppa nel tempo obesità, oltre a un marcato disagio psicologico, caratterizzato da depressione, ansia, bassa autostima o altri problemi che possono influenzare notevolmente la qualità della vita» ha continuato l’esperto. Ciò che viene utilizzato per il trattamento di questo disturbo è una combinazione di psicoterapia e farmacoterapia. In particolare, la farmacoterapia si basa principalmente sull’uso di antidepressivi, i quali però non sembrano essere efficaci. Si registrano infatti ricadute molto elevate. L’oleoiletanolamide invece, il cui razionale d’uso è stato pubblicato su Neuropsychopharmacology e di cui si è discusso al 40° Congresso nazionale della Sif, potrebbe essere il primo farmaco specifico per il BED. Secondo Adele Romano, dell’Università la Sapienza di Roma, e Maria Vittoria Micioni Di Bonaventura, dell’Università di Camerino, entrambe prime firmatarie dello studio, questa molecola potrebbe essere in grado di modulare funzioni di particolari aeree del cervelletto che sono attivate dallo stress o da stimoli gratificanti e quindi prevenire e contrastare il BED. Si ricordi che molti alimenti, e soprattutto quelli ricchi di zuccheri, oltre a rappresentare una fonte di energia immediatamente disponibile, stimolano il rilascio nel cervello del neurotrasmettitore associato alla motivazione e al senso di gratificazione, noto come dopamina.

Neuropsychopharmacol 2020). Doi: 10.1038/s41386-020-0686-z.
https://doi.org/10.1038/s41386-020-0686-z

 

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui