Obbligo vaccini per sanitari, Draghi annuncia provvedimento. Anelli: Ora assicurare scudo penale

«Il governo intende intervenire: non va bene che operatori sanitari non vaccinati siano a contatto con malati»

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A seguito dell’ordinanza del Tribunale di Belluno che ha sospeso lo stipendio ad alcuni operatori di Rsa che avevano rifiutato di immunizzarsi, il governo pensa a una legge per rendere obbligatoria l’immunizzazione per medici e operatori sanitari. Ci sta lavorando in prima battuta la ministra della Giustizia Marta Cartabia. Per ora c’è solo una bozza, ma il provvedimento potrebbe approdare presto al Consiglio dei ministri, forse già la prossima settimana.

Anche il premier Mario Draghi ha rotto gli indugi, dando un’accelerazione: «Il governo intende intervenire: non va bene che operatori sanitari non vaccinati siano a contatto con malati», annunciando il provvedimento. Un intervento mirato alla «quota residuale» di operatori sanitari che non hanno aderito alla campagna vaccinale, come ha spiegato il ministro della Salute Roberto Speranza, evidenziando che invece la «stragrande maggioranza ha risposto con esempio». È intervenuto anche il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, su Rtl 102.5 a “Non Stop News”, sulla questione: «La riluttanza della popolazione in generale verso il vaccino è comprensibile e giusta, chi non è medico può avere dei dubbi e il nostro compito è quello di spiegare. Non è comprensibile per quelli che hanno studiato anni alla Facoltà di Medicina e Chirurgia, e se questi sono riluttanti vuol dire che i genitori hanno buttato via i loro soldi per farli studiare. Gli operatori sanitari che rifiutano il vaccino non credono nei fondamenti della medicina». Tra i medici ospedalieri la stima oscilla tra 1.140 e 2.280 su un totale di 114.000, il che vuole dire che sono tra l’1 e il 2% del totale. Tra gli infermieri dipendenti dal Servizio sanitario nazionale i no vax sono un centinaio su un totale di 254mila. È a lorom dunque, che guarda il decreto. Che intende introdurre l’obbligo non per tutti gli operatori sanitari ma solo per quelli che sono a diretto contatto con i pazienti. Potrebbe riguardare, dunque, oltre chi lavora in corsia, anche i medici di famiglia. Per evitare il proliferare di contenziosi, si sta anche studiando l’ipotesi di un cambio di mansioni per chi continua a rifiutare il vaccino, come alternativa alle sanzioni che si stanno ancora definendo e avranno una gradualità.
Il Codacons, intanto, ha deciso di presentare un esposto a 104 Procure della Repubblica di tutta Italia affinché siano aperte indagini penali sui medici di medicina generale ribelli che, secondo l’associazione dei consumatori, si rifiutano di effettuare la vaccinazione anti Covid presso i loro studi. Sul proprio sito il Codacons motiva così la sua decisione: «Il compito di vaccinare contro il Covid i pazienti che rientrano nel piano vaccinale non è una facoltà dei medici di famiglia ma un preciso obbligo a loro carico, cui non è possibile sottrarsi». «Quello che sostiene Codacons è falso!», è intervenuto immediatamente contro l’iniziativa Giuseppe Catania, segretario regionale Sicilia del Sindacato medici italiani (Smi). «Come false sono tutte le affermazioni sulla vaccinazione perché: l’effettuazione delle vaccinazioni anti-Covid non sono obbligatorie per il medico che è libero di aderire. Riteniamo offensiva l’accusa contro i medici che, a dire del Codacons, si sono resi irreperibili o hanno rifiutato di seguire i pazienti al proprio domicilio. In un momento così devastante è scorretto agire sull’emotività di tutti coloro che si sentono fragili e indifesi!».

Altra questione riguarda l’attuazione di uno scudo penale a tutela dei medici vaccinatori. «Accogliamo con favore le notizie sulla messa a punto di una sorta di “scudo penale” per i professionisti che vaccineranno – dichiara il presidente della Fnomceo, Filippo Anelli -. Crediamo anzi che l’intervento normativo debba riguardare il trattamento complessivo del Covid, tutelando tutti i professionisti che si sono spesi per curare una malattia praticamente sconosciuta, anche a costo della loro stessa vita». Anelli precisa: «Non chiediamo uno stravolgimento delle regole ma un’interpretazione della definizione di colpa grave, che deve riguardare solo le situazioni più eclatanti. Questo garantirebbe ai professionisti la necessaria serenità per continuare a lavorare, con l’obiettivo di farci uscire presto da questa pandemia». Pier Luigi Bartoletti, vicesegretario della Fimmg, la Federazione italiana medici di medicina generale, all’Adnkronos Salute, parla piuttosto di «depenalizzazione». «Oggi il tema non è lo scudo penale, ma depenalizzare l’atto medico come già avviene in altri Paesi – ricorda Bartoletti -. Io posso rispondere per le vaccinazioni solo della somministrazione intramuscolo ma non degli effetti del vaccino, così dovrebbe essere anche per le terapie anti-Covid. Purtroppo, in Italia l’azione penale è obbligatoria e coinvolge tutte le persone connesse all’atto medico. Il magistrato la chiama azione di garanzia, io medico – conclude – invece dovrò dare 3mila euro all’avvocato». Secondo Carlo Palermo, segretario nazionale Anaao Assomed, «se si vuole perseguire l’obbligo con un decreto non siamo assolutamente contrari» ma «parallelamente per un corretto ed equilibrato approccio alla categoria, andrebbe rivista la tutela giuridica per chi somministra il vaccino. In questo modo – conclude – si darebbe un segnale forte al mondo della sanità e una tutela per tutto il periodo emergenziale».

Fonte Doctor 33

 

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