In che modo si determina l’efficacia di un vaccino?

Il nuovo piano vaccinale ha cambiato le carte in tavola. Anzi: le carte in tavola hanno cambiato il nuovo piano vaccinale

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Da quanto si apprende dalle slides condivise ci sono sempre 4 fasi, ma con una prima novità: la Fase 1 (i prioritari fra gli elegibili per vaccino e Moderna) e la Fase 3 (i prioritari per vaccino AstraZeneca) procederanno contemporaneamente. I vaccini però, non sono tutti uguali. Quelli di Pfizer e Moderna hanno sulla carta, un’efficacia intorno al 90%, mentre quello di AstraZeneca intorno al 60%.
Concludere che un vaccino ha dimostrato un’efficacia del 90% in uno studio clinico, significa che si è osservata una riduzione del 90% dei casi di malattia nel gruppo vaccinato, rispetto al gruppo non vaccinato (o placebo).
In medicina però, bisogna sempre distinguere fra efficacy ed effectiveness, e non è solo un vezzo lessicale. I due termini vengono usati per descrivere l’efficacia di un farmaco, o di un vaccino e sono spesso usati in modo intercambiabile, ma in realtà non sono la stessa cosa. Con efficacy di un vaccino si intende l’efficacia misurata negli studi clinici, come definita sopra.
L’effectiveness invece, misura quanto un vaccino è efficace nel mondo reale.
Spoiler: lo è sempre di meno.
L’efficacia in condizioni di laboratorio non si traduce sempre in efficacia, quindi una prova di efficacia può sovrastimare l’impatto di un vaccino nella pratica. Negli studi clinici, le condizioni in cui un partecipante sta assumendo un vaccino, sono accuratamente progettate – le persone spesso non sono incluse negli studi se hanno problemi di salute, o se stanno assumendo farmaci – e gli effetti collaterali sono attentamente monitorati. Inoltre, i partecipanti alla sperimentazione rappresentano una sottosezione dell’intera fascia di età di una popolazione.
Per avere un ordine di grandezza, i vaccini trivalente e tetravalente contro morbillo-parotite e rosolia sono efficaci circa nel 97-99%. Il vaccino per il tetano, è efficace intorno al 100%.
Chiaramente la domanda è, con quale ratio, ad alcune fasce di persone verrà offerto un vaccino efficace al 90% e ad altre, un vaccino efficace al 60%? La risposta offerta è la seguente: in Fase 1 e Fase 2 con i vaccini di Pfizer e Moderna si punta ad abbassare la letalità, mentre con la Fase 3 (AstraZeneca) e Fase 4 (si vedrà) si mira a “limitare la diffusione del virus”. Questo ultimo punto andrebbe approfondito. Certo, questa non basta come risposta, a chi si chiede perché deve accettare di ricevere un vaccino molto meno efficace, sulla carta, rispetto al proprio vicino di casa. Ma al momento, date le forniture dei vari vaccini, difficilmente è possibile progettare una copertura vaccinale con i vaccini Pfizer e Moderna in tempi rapidi. E la celerità è importante, per provare a ridurre la possibilità di nuove varianti, ancora più pericolose del virus.
Quella nuova è pur sempre una strategia vaccinale, seppur basata, alla fine, sul fatto che la speranza che si nutriva per il vaccino di AstraZeneca è stata ridimensionata, per mancanza di un campione sufficiente di persone testate.

FONTI,
-ilsole24ore.com
-iss.it

E' stata Docente di Lettere Antiche presso i Licei di Roma, Assistente di “Paleografia e Diplomatica” presso l’Universita’, Revisore di articoli giuridici ed esegesi delle fonti del diritto presso l’Enciclopedia Giuridica Treccani. Ha perfezionato gli studi con Master e Corsi. Attualmente in Quiescenza, nello Stato si dedica alla libera passione per il Giornalismo e per la Scrittura Creativa

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