Pertosse: immunità da richiamare

La pertosse, è una malattia infettiva di origine batterica molto contagiosa, causata dal batterio Bordetella pertussis, caratterizzata da una tosse violenta e persistente, definita parossistica, che dura a lungo

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Recenti fatti di cronaca hanno dimostrato che la pertosse non è una malattia del passato: due neonate tra maggio e giugno -la notizia è stata diffusa nei giorni primi di agosto – sono morte a causa di questa malattia, in Lombardia.

La pertosse, è una malattia infettiva di origine batterica molto contagiosa, causata dal batterio Bordetella pertussis, caratterizzata da una tosse violenta e persistente, definita parossistica, che dura a lungo. La trasmissione della malattia avviene attraverso goccioline di saliva diffuse nell’aria quando il malato tossisce.
Negli adulti sani un adeguato trattamento antibiotico è sufficiente per permettere la guarigione in una paio di settimane. Ma a differenza di altre malattie infantili, l’immunità conferita da una prima infezione non è definitiva, ma declina col tempo: per questo persone che hanno avuto la pertosse da bambini possono, in età andare incontro nuovamente alla malattia, anche se in forma più attenuata. Ad essere più a rischio sono i neonati sotto i tre mesi, perché non sono vaccinati e perché sono più soggetti a complicanze.

Bambini protetti dalla pertosse solo dopo i tre mesi

Con il decreto Lorenzin, sull’obbligatorietà vaccinale, la vaccinazione contro la pertosse, che oggi in Italia è somministrata attraverso un vaccino esavalente (che offre immunità anche per difterite, tetano, poliomielite, epatite B, Haemophilus influenzae di tipo b) è diventata obbligatoria pena l’esclusione dall’asilo nido e dalle scuole dell’infanzia. Secondo il calendario vaccinale vigente, nel neonato la prima dose di questo vaccino va somministrata a tre mesi di vita, la seconda a cinque mesi e la terza a undici; questa cadenza protegge almeno fino al sesto anno di vita. Al fine di garantire un’immunizzazione duratura nel tempo, si procede con due richiami attraverso il vaccino trivalente difterite-tetano-pertosse (Dtp), uno a sei anni e un altro tra i 12 e i 18 anni. Oltre questa età dovrebbero essere effettuato un richiamo ogni 10 anni.

L’immunità tende a diminuire nel tempo

Roberto Burioni, il noto virologo dell’Ospedale San Raffaele in un post sulla sua pagina Facebook ha scritto “Alcuni vaccini proteggono per sempre, altri forniscono un’immunità limitata nel tempo. Questo è il caso del vaccino contro la pertosse, dove addirittura la malattia stessa non fornisce una protezione permanente.” E spiega “Fino agli anni 90 contro la pertosse abbiamo usato un vaccino estremamente efficace che era però gravato di alcuni effetti collaterali rari, ma non trascurabili. Dopo quel momento siamo passati ad un vaccino detto “acellulare” che è sicurissimo, ma meno potente. Il vaccino acellulare (attualmente contenuto nell’esavalente) è efficace in quasi il 90% dei vaccinati, ma l’immunità tende a svanire con il tempo; (..) A causa di questa minore efficacia del nuovo vaccino, e pure a causa delle mancate vaccinazioni, i casi di pertosse stanno aumentando.”

Vaccinare le mamme

Vista la diffusione e la pericolosità della malattia tra i neonati non ancora vaccinati e in particolare i prematuri è stata avanzata tra gli esperti l’ipotesi di rendere obbligatoria la vaccinazione della mamma in gravidanza nel terzo trimestre di gravidanza, idealmente alla 28esima settimana. Questa vaccinazione oggi è solo raramente consigliata alle donne. Effettuare il vaccino durante la gestazione, rafforzerebbe le difese immunitarie dei neonati contro la malattia in almeno l’85% dei casi.

(Fonte Dica 33)

 

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