Ginseng indiano, contro l’insonnia e per la salute sessuale

Tra le piante denominate ginseng, un ruolo particolare lo riveste la Withania somnifera nota anche come ginseng indiano. La droga della pianta è la radice che può avere effetti sull’induzione del sonno, sui disturbi ossessivi e sull'attività sessuale

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Tra le piante denominate “ginseng“, un ruolo particolare lo riveste la Withania somnifera. Nota anche come Ashwagandha o ginseng indiano, appartiene alla famiglia delle Solanaceae. Il nome Ashwagandha è di origine sanscrita e significa “odore di sudore di cavallo”. Una prima teoria fa ricadere l’origine del nome sul fatto che l’uso della pianta dà al suo utilizzatore la forza di uno stallone; secondo altre teorie, invece, il nome è tale poiché la radice emana un odore, probabilmente non proprio gradevole, che viene descritto come odore di sudore di cavallo o di urina di cavallo o ancora di pelle di cavallo.

Gli effetti sul sonno, disturbi ossessivi e attività sessuale

In medicina ayurvedica le radici sono utilizzate come tonico e adattogeno, mentre in Yemen le foglie sono utilizzate per trattare ferite ed ustioni. La droga della pianta è la radice, ricca di lattoni steroidei detti witanolidi, e di saponine e alcaloidi quali la witanina, la witasomnina. Il nome di quest’ultimo componente dell’estratto ci permette di introdurre un effetto che a prima vista può sembrare contraddittorio in una pianta adattogena: l’induzione del sonno. Con il termine “insonnia” si può intendere sia la difficoltà di prendere sonno, che di mantenerlo. Sebbene l’esatto meccanismo rimanga da essere compreso, somministrando un estratto ricco di withanolidi a topi non c’è stata modifica nell’induzione del sonno; viceversa, un estratto contenente trietilene glicole (metabolita presente nelle foglie della pianta) è stato in grado di aumentare la fase N-Rem, con effetto dose dipendente (10-30 mg/topo). Altra patologia dove può trovare impiego è nel disturbo ossessivo compulsivo: questa condizione cronica psichiatrica può essere correlata a una deregolazione del sistema serotoninergico. In un piccolo studio, somministrando 120 mg/die di estratto di W. somnifera in aggiunta alla terapia con Ssri, si è osservato un piccolo ma significativo miglioramento della sintomatologia.

Ulteriore spunto di approfondimento ce lo dà lo studio del 2015 di Dongre, che ha valutato l’effetto di 300 mg di estratto di radice, somministrato due volte al giorno per otto settimane per il miglioramento dell’attività e stimolo sessuale nelle donne. Al termine del periodo di trattamento, tutti gli aspetti considerati critici dal gruppo di studio sono significativamente migliorati rispetto al placebo. In tutti gli studi gli effetti collaterali della pianta si sono dimostrati di lieve entità e facilmente gestibili.

Fonte

Plos One. 2017 Feb 16;12(2): e0172508. Doi: 10.1371/journal.pone.0172508.
Biomed Res Int. 2015;2015:284154. Doi: 10.1155/2015/284154.

 

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