Covid-19, un quinto dei pazienti positivi sviluppa un disturbo psichiatrico entro 3 mesi dalla diagnosi

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Uno studio pubblicato su The Lancet Psychiatry suggerisce che un paziente su cinque ammalato di Covid-19 sviluppa un disturbo psichiatrico come ansia o depressione entro 3 mesi dal test positivo. Commenta il coautore Paul Harrison, professore di psichiatria dell’Università di Oxford, Regno Unito: «I servizi sanitari dovrebbero prepararsi a fornire assistenza psichiatrica, anche perché i nostri risultati potrebbero sottostimare il numero effettivo di casi».

Per giungere a questi risultati i ricercatori hanno utilizzato la rete TriNetX, che ha acquisito in modo anonimo le cartelle cliniche elettroniche di 69,8 milioni di pazienti seguiti da 54 fornitori di prestazioni sanitarie negli Stati Uniti. Di questi, 62.354 adulti sono risultati Covid positivi tra gennaio e agosto 2020. «Da 14 a 90 giorni dopo la diagnosi di Covid-19, il 5,8% dei pazienti ha ricevuto una diagnosi di malattia psichiatrica, cosa che si è verificata solo dal 2,5% al 3,4% dei pazienti con malattie diverse dall’infezione pandemica» spiegano gli autori, precisando che le patologie più frequenti erano i disturbi d’ansia, la depressione e l’insonnia, e che gli anziani Covid positivi avevano un rischio aumentato da due a tre volte di una diagnosi di demenza.

Dai dati raccolti emerge anche una relazione bidirezionale tra malattia mentale e Sars-CoV-2: in altri termini, gli individui con una diagnosi psichiatrica avevano circa il 65% in più di probabilità di ricevere una diagnosi di Covid-19 rispetto ai coetanei che non avevano malattie mentali, indipendentemente dai fattori di rischio noti per l’infezione virale. «Un’anamnesi psichiatrica positiva può essere un fattore di rischio indipendente per la malattia da Coronavirus. I dati a supporto sembrano solidi, essendo stati osservati in tutte le fasce di età e in entrambi i generi» scrivono gli autori, sottolineando che al momento non sono chiare le ragioni alla base dell’associazione tra Sars-CoV-2 e malattia mentale. «Stiamo approfondendo l’argomento per cercare di capire meglio quali sottogruppi sono particolarmente vulnerabili» conclude Harrison.

Lancet Psychiatry 2020. Doi: 10.1016/S2215-0366(20)30462-4
https://doi.org/10.1016/S2215-0366(20)30462-4

 

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