Dopo la guarigione, il Covid-19 può lasciare una miocardite che porta allo scompenso

«La miocardite potrebbe preannunciare la comparsa di un'insufficienza cardiaca entro pochi anni, e la diagnosi precoce potrebbe ridurre il decorso del danno infiammatorio o addirittura interromperlo»

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Uno studio prospettico di coorte pubblicato su Jama Cardiology e svolto su 100 pazienti precedentemente ricoverati con Covid-19 evidenzia nel 78% dei partecipanti segni di infiammazione miocardica alla risonanza magnetica cardiaca (Cmr) correlata con un aumento della troponina T. «Due terzi dei pazienti infettati dal virus erano rimasti a casa, mentre i più gravi erano stati ricoverati in ospedale. Nessuno aveva una storia pregressa di insufficienza cardiaca o cardiomiopatia» spiega la coautrice Valentina Püntmann, dell’Ospedale universitario di Francoforte in Germania, sottolineando la presenza di una significativa infiammazione miocardica dopo il recupero dal Covid-19.

«La miocardite potrebbe preannunciare la comparsa di un’insufficienza cardiaca entro pochi anni, e la diagnosi precoce potrebbe ridurre il decorso del danno infiammatorio o addirittura interromperlo» scrivono i ricercatori. «Studi precedenti suggeriscono che alcuni pazienti con pregressa recente infezione da Covid-19 possono esitare con una miocardite, e questo studio aggiunge che l’infiammazione miocardica potrebbe diventare subacuta o addirittura cronicizzare, e che in alcuni pazienti potrebbe non essere del tutto reversibile. Per chiarire meglio l’argomento servono comunque ulteriori dati a lungo termine» conclude Püntmann. E in un editoriale di accompagnamento Diana Lindner, dello University Heart and Vascular Centre di Amburgo, in Germania, presenta un’analisi post-mortem del tessuto miocardico di 39 pazienti con pregressa infezione da Covid-19 per lo più grave, da cui emergono segni di attiva replicazione virale nel miocardio. Ma senza prove certe che l’infezione potesse portare a una miocardite fulminante. Piuttosto, il virus si è apparentemente infiltrato nel cuore localizzandosi nelle cellule interstiziali o nei macrofagi senza entrare nei miociti. «Risultati che da un lato suggeriscono un’attiva replicazione miocardica nei casi con carica virale molto elevata, e dall’altro aprono la strada a ulteriori studi sulle conseguenze a lungo termine della miocardite da Covid-19, che al momento non conosciamo» conclude Lindner.

Jama Cardiol. 2020. Doi: 10.1001/jamacardio.2020.3557
https://doi.org/10.1001/jamacardio.2020.3557
Jama Cardiol. 2020. Doi: 10.1001/jamacardio.2020.3575
https://doi.org/10.1001/jamacardio.2020.3575

 

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