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Secondo una revisione pubblicata nella Cochrane Library, non vi sono prove sufficienti per dimostrare che i test point-of-care per evidenziare la presenza di Covid-19 in comunità o in ambito di cure primarie o secondarie siano accurati. «Sono disponibili diverse strategie diagnostiche per identificare o escludere l’infezione in corso, identificare le persone che necessitano di maggiori cure o per testare la presenza di infezione pregressa e la risposta immunitaria» esordisce Jacqueline Dinnes, della University of Birmingham in Gran Bretagna, prima autrice della revisione.
«I test point-of-care sull’antigene e molecolari per rilevare infezione in corso hanno il potenziale per consentire il rilevamento e l’isolamento precoce dei casi confermati rispetto ai metodi diagnostici di laboratorio, con l’obiettivo di ridurre la trasmissione domestica e comunitaria» prosegue. I ricercatori si sono concentrati sui lavori che hanno analizzato proprio test sull’antigene, che identificano proteine presenti sul virus utilizzando dispositivi usa e getta, e test molecolari, che rilevano l’Rna virale utilizzando dispositivi portatili o da tavolo, per valutarne l’efficacia. Complessivamente hanno esaminato 22 studi provenienti da tutto il mondo, che hanno confrontato i test point-of-care con l’analisi Rt-Pcr. Ebbene, da quanto emerso, ben tre quarti degli studi non hanno seguito le istruzioni dei produttori dei test point-of-care. Inoltre, nei lavori erano presenti poche informazioni sui partecipanti allo studio, quindi non era possibile dire se i risultati potessero essere applicati a persone senza sintomi, sintomi lievi o sintomi gravi. Tra l’altro, gli studi si sono mostrati spesso a rischio di bias, oppure non erano dettagliati per quanto riguarda la metodologia. «Attualmente le prove in nostro possesso non sono abbastanza forti per poter dire se questi test siano sufficientemente accurati per essere utilizzati nella pratica clinica. Per questo sono urgentemente necessari ulteriori studi» concludono gli autori.
Cochrane Library 2020. Doi: 10.1002/14651858.CD013705
https://doi.org/10.1002/14651858.CD013705