All’Irccs di Negrar le radiazioni salvano il cuore dalle gravi aritmie

La metodica è stata sperimentata con ottimi risultati all'Irccs Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (VR), dove il terzo paziente è stato sottoposto alla Star, finora usata solo in ambito oncologico, per restituire il giusto ritmo al cuore.

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Si chiama Star, acronimo per radioterapia stereotassica ablativa per le aritmie, il trattamento innovativo che in modo non invasivo elimina i cortocircuiti nel tessuto cardiaco responsabili dello scatenamento di aritmie gravi, riportando il cuore a una funzione normale. La metodica è stata sperimentata con ottimi risultati all’Irccs Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (VR), dove il terzo paziente è stato sottoposto alla Star, finora usata solo in ambito oncologico, per restituire il giusto ritmo al cuore.

Il Don Calabria, con tre casi trattati da marzo scorso, è il primo centro italiano per numero di interventi con la nuova tecnologia che unisce radioterapia oncologica e cardiologia ed è l’unico a impiegare un metodo non invasivo anche per la diagnosi, grazie a uno speciale corpetto ricoperto da elettrodi, che sostituisce l’elettrocardiogramma e identifica con precisione millimetrica l’area da trattare. In Italia sono circa 750, su un totale di 15.000, i pazienti con cardiopatia grave che portano un defibrillatore e che vanno incontro a numerosi episodi ravvicinati di tachicardia che richiedono la defibrillazione. Per risolvere queste aritmie, una radiazione ionizzante “fulmina” la zona di tessuto cardiaco dove nascono, restituendo al cuore il ritmo normale. L’intervento non richiede ricovero, dura solo pochi minuti, non tocca le cellule sane e crea una cicatrice omogenea che impedisce il riformarsi del ritmo anomalo. «La nuova tecnica utilizza le radiazioni ionizzanti, impiegate da anni in oncologia per trattare tumori primitivi o metastatici, per colpire la parte di tessuto cardiaco in cui c’è una trasmissione elettrica alterata responsabile dell’innesco dell’aritmia» spiega

Filippo Alongi, direttore della Radioterapia oncologica avanzata del Don Calabria e professore associato all’Università di Brescia. E Giulio Molon, direttore della Cardiologia dell’Irccs di Negrar, aggiunge: «Abbiamo iniziato a utilizzare la Star in piena pandemia, a marzo: la prima paziente sottoposta al trattamento aveva un defibrillatore che aveva registrato 104 tachicardie ventricolari, un “superlavoro” che ha portato a doverlo sostituire precocemente». Concludono i due esperti: «La Star ha aperto una nuova prospettiva che nel tempo potrà dare sempre maggiori risultati nella cura multidisciplinare delle gravi cardiopatie».

(Fonte Doctor 33)

 

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