La memoria olfattiva: gli odori influenzano le nostre azioni

E’ uno dei 5 sensi ma a differenza della vista e dell’udito, i sensi “nobili”, occupa l’ultimo posto nella gerarchia dei sensi.

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Secondo uno studio, è possibile ricordare gli odori con il 65% di precisione dopo un anno, mentre il richiamo visivo si abbassa al 50% dopo solo tre mesi.

L’organo dell’olfatto va rapidamente incontro a fenomeni di adattamento, per effetto dei quali odori anche molto intensi vengono, dopo un certo tempo, meno percepiti, pur restando invariata la capacità di percepire odori di tipo diverso.

Dopo un po’ di giorni non avverto più il profumo che ho addosso, però l’esposizione al profumo di una persona che si frequenta “si archivia in memoria”. I centri che memorizzano le esperienze olfattive hanno un accesso preferenziale nelle banche dati, nella RAM, del nostro cervello rispetto alle immagini che percorrono vie differenti.

La banca dati degli odori

Una giovane ricercatrice argentina ha di recente studiato e archiviato odori per mantenere l’eredità degli odori stessi. Questa è una ricerca molto interessante che vuol salvaguardare le esperienze olfattive di materiali di altri tempi che corrono il “rischio di estinzione” ad esempio la carta delle pagine di vecchi libri, legni pregiati e che attraverso la conservazione delle loro molecole odorose possono costituire una banca dati importante per le future generazioni, un po’ come la banca del DNA di piante ed animali delle isole Svalbard.

Gli odori influenzano le nostre azioni

Come umani stabiliamo legami “a pelle”, e avversioni anche attraverso il naso: dai legami d’amicizia ai legami di coppia, ai rapporti professionali, con persone di un’altra categoria sociale o di un’altra etnia. Benché fugace ed evanescente, l’odore è infatti una scia chimica

Il partner si sceglie anche sulla base di un’affinità stabilita attraverso il naso e che gli odori sono agenti essenziali del gioco seduttivo e della vita sessuale: un’alchimia olfattiva. Ci accorgiamo di amare una persona quando di lei gradiamo gli odori. Quando invece il profumo del partner non ci piace più, questo è l’indizio di un’intesa ormai logora.

La relazione odorosa tra la madre e il suo piccolo sin dalla vita fetale e che attesta il ruolo decisivo degli indici odorosi nel riconoscimento madre-figlio, nella creazione dei legami di attaccamento.

Il marketing olfattivo, sfrutta il legame privilegiato che l’olfatto intrattiene con le emozioni, tende a influenzare le scelte commerciali del consumatore prendendolo “per il naso”.

Il naso contribuisce ancora più del gusto e degli altri sensi al piacere di assaporare e di apprezzare un cibo o un vino: dai profumi sprigionati dalla cucina, che ci fanno pregustare un cibo a distanza, fino al suo sapore percepito grazie all’attivazione dell’olfatto retronasale quando lo mastichiamo e poi lo deglutiamo

Purtroppo l’uomo del terzo millennio si è rinchiuso in un “silenzio olfattivo”, che esprime una società sempre più disinfettata, decontaminata, igienizzata, che agli odori naturali, sempre più temuti e attentamente tenuti sotto controllo. Tendiamo ad annullare il nostro odore personale, la nostra “firma chimica” unica che indossiamo e che ci identifica come impronte digitali. Cerchiamo di sostituire o di dissimulare il nostro odore personale, traccia della nostra animalinità con deodoranti e profumi che non riescono mai ad annullarlo.

 Qualsiasi profumo, che esprime il desiderio di distinguersi, e di lasciare una traccia personale, olfattiva, non può eliminare o coprire il nostro odore naturale: lo stesso profumo, indossato da persone diverse, produce effetti differenti.

Gli odori che non ci sono

E’ il cosiddetto Odore fantasma. Un fenomeno reale che si riscontra di solito le persone che hanno una scarsa qualità della vita e che tendono ad avere problemi di peso. E’ noto che se l’olfatto tende a perdere colpi con il passare degli anni, l’odore fantasma si presenta più spesso quando si diventa anziani: più precisamente il rischio aumenta per gli over 60, ancor di più per le donne che lo percepiscono il doppio rispetto agli uomini. Ad incrementare le possibilità di farci sentire un odore fantasma sono anche lesioni traumatiche alla testa, bocca asciutta, cattivo stato di salute e basso status sociale ed economico.

 

Professore di Neurologia, Dipartimento di Scienze del Sistema Nervoso e del Comportamento, Università di Pavia, Laurea Università di Siena, Specialista in Neurologia e Neurofisiopatologia, PhD Università di Trondheim (N), Past President della Federazione Europea delle Cefalee, già Segretario Società Italiana per lo Studio delle Cefalee e Coordinatore del Panel Cefalee della European Academy of Neurology . “La mia esperienza clinica e di ricerca si è articolata, da oltre 30 anni, prevalentemente su un percorso orientato allo studio delle cefalee e alle algie cranio cervicali. Dalla frequenza e dai contatti con ambienti specialistici nazionali ed internazionali ho tratto e sviluppato importanti esperienze di approccio al paziente affetto da patologia algiche che più di frequente interessano la popolazione generale presso il Centro Cefalee della Fondazione Mondino di Pavia ed altri studi professionali. Il confronto con i colleghi di associazioni specialistiche nazionali ed internazionali mi ha consentito di approfondire e condividere le competenze più avanzate per la diagnosi e il trattamento farmacologico e non delle cefalee in collaborazione con altri specialist.”

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