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Secondo uno studio pubblicato su Journal of Gerontology: Medical Sciences, una mutazione genetica collegata alla demenza raddoppia il rischio di sviluppare forme gravi di Covid-19. «Abbiamo analizzato i dati dello studio Uk Biobank, che raccoglie informazioni sanitarie e genetiche su 500.000 persone, e abbiamo riscontrato un alto rischio di infezione grave da nuovo coronavirus tra individui di origini europee che possiedono due copie difettose del gene Apoe, una mutazione nota come e4e4» spiega David Melzer, della University of Connecticut Health, Farmington, Stati Uniti, e della University of Exeter Medical School, nel Regno Unito, autore senior dello studio.
Come ricordano gli autori, nelle persone di origine europea, una su 36 ha questa mutazione, che aumenta fino a 14 volte il rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer e patologie cardiache.
I ricercatori hanno scoperto in precedenza che le persone con demenza avevano tre volte più probabilità di contrarre forme gravi di Covid-19, e hanno spiegato che in parte questo maggiore rischio potrebbe essere dovuto all’elevata prevalenza del virus nelle case di cura. Ora però hanno osservato che il 2,36% dei partecipanti di origini europee allo studio aveva il gene difettoso Apoe e4e4, e che il 5,13% di coloro che erano risultati positivi a Covid-19 presentava questa variante genetica. In pratica, in base a questi risultati il rischio di ammalarsi di Covid-19 delle persone con la mutazione sarebbe doppio rispetto a quelle con la forma normale del gene (a3a3), anche se non hanno sviluppato la demenza. Gli esperti pensano che sarebbe importante ora individuare in che modo questo gene difettoso provochi la vulnerabilità a Covid-19. «Ora abbiamo diversi lavori che hanno dimostrato che le persone con demenza sono ad alto rischio di sviluppare forme gravi di Covid-19. Il nostro studio suggerisce che questo alto rischio potrebbe non essere semplicemente dovuto agli effetti della demenza, dell’età avanzata o della fragilità e dell’esposizione al virus nelle case di cura, ma che potrebbe essere in parte causato da un cambiamento genetico di base, che mette i portatori della mutazione a rischio di malattia da nuovo coronavirus e di demenza» concludono gli autori.
J Geront: Med Sciences 2020. Doi: 10.1093/gerona/glaa131
https://doi.org/10.1093/gerona/glaa131