Sperimentazioni sul plasma. Il sangue umano non è fonte di profitto

tagmedicina,Cns
- Adv -

Il cosiddetto “plasma iperimmune”, ottenuto da pazienti guariti dal Covid-19, che in queste settimane i centri in Italia stanno utilizzando come terapia nell’ambito di sperimentazioni, viene gestito seguendo i princìpi etici fondanti del Sistema sangue nazionale. A ribadirlo il Centro nazionale sangue (Cns) e il Civis, il coordinamento nazionale delle associazioni di volontariato (Avis, Cri, Fidas, Frates).
“Secondo i principi etici del Sistema sangue nazionale – scrive il Cns in una nota ufficiale – la donazione di sangue è volontaria, periodica, responsabile, anonima e non remunerata, il sangue umano non è una fonte di profitto e le terapie trasfusionali e i medicinali plasmaderivati prodotti grazie al plasma donato devono essere erogati in maniera equa, imparziale, omogenea e senza alcun costo per i pazienti”.

Tutte le sperimentazioni attualmente in corso sul territorio nazionale con il plasma iperimmune, non prevedono alcuna lavorazione esterna alla rete trasfusionale pubblica delle sacche di plasma donate, analogamente a quanto avviene per tutte le altre donazioni di sangue ed emocomponenti.

«In Italia la donazione di plasma, che è una risorsa strategica, non viene remunerata – ricorda Giancarlo Maria Liumbruno direttore generale del Cns -, e durante tutti gli step della lavorazione nel nostro paese la proprietà rimane esclusivamente delle Regioni: quindi in Italia non esiste remunerazione per alcun tipo di donazione e il plasma non viene mai “venduto” dalle Regioni alle aziende che lo “frazionano”, cioè lo separano nei vari componenti che diventano poi dei farmaci (i medicinali plasmaderivati).

Da noi si è sempre lavorato perché questa risorsa venga resa disponibile secondo criteri etici e improntati alla solidarietà».
«Civis da sempre difende il fondamentale ruolo dei donatori, senza cui non sarebbe possibile curare ogni giorno migliaia di pazienti che necessitano di trasfusioni o farmaci plasmaderivati – sottolinea Gianpietro Briola, presidente Avis e portavoce protempore del Civis -. Essere un donatore associato significa essere una persona informata e preparata su quella che potremmo definire la filiera trasfusionale.

Il donatore sa che il suo plasma viene raccolto in forma anonima e gratuita ed è a disposizione del Sistema sanitario come bene pubblico. In quest’ottica il coinvolgimento delle aziende farmaceutiche non si configura come un’appropriazione di un bene a fine di lucro: la titolarità del plasma è pubblica, così come è pubblica quella dei farmaci che se ne ricavano».

 

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui