Il fiuto umano: Il meno nobile dei sensi

E’ uno dei 5 sensi ma differenza della vista e dell’udito, i sensi “nobili” che la civiltà occidentale ha maggiormente esercitato

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Occorre sfatare il falso mito che l’uomo ha un olfatto poco sviluppato. Il naso degli esseri umani può discriminare oltre 1000 miliardi di stimoli olfattivi differenti, ha 5 milioni di recettori ma a differenza di molti animali, a causa dell’ambiente in cui abitiamo non siamo più in grado di apprezzarli.  Il migliore amico dell’uomo ne ha ben 220 milioni. E’ uno dei 5 sensi ma a differenza della vista e dell’udito, i sensi “nobili” che la civiltà occidentale ha maggiormente esercitato, in quanto fonti affidabili di conoscenza e più facilmente verbalizzabili, l’odorato, denigrato dalla filosofia e trascurato dalla ricerca scientifica, ha finito per occupare l’ultimo posto nella gerarchia dei sensi.

La variabilità, la fugacità e la “privatezza” delle sensazioni che esso fornisce, la forte interazione con le emozioni e soprattutto la scarsa comunicabilità linguistica delle esperienze olfattive, le difficoltà cioè che si incontrano a denominare e a descrivere anche un odore già conosciuto, ci hanno indotti a ignorare il modo in cui gli odori influenzano i nostri comportamenti sociali, sessuali, emozionali, alimentari.

Il nostro naso, non diversamente dagli altri sensi, pensa, riconosce, categorizza, giudica, crea, parla e, cosa non da non  poco, contribuisce ai piaceri dell’esistenza.

L’olfatto è il più antico tra i cinque sensi

L’olfatto è legato alla parte ancestrale dell’essere umano, ai periodi primordiali in cui l’utilizzo della corteccia non era così predominante. Per i nostri antenati, l’olfatto è stato uno dei sensi che ha assicurato  loro di sopravvivere. L’olfatto ha permesso all’uomo, per lungo tempo, di orientarsi in un ambiente ostile: poter riconoscere la commestibilità del cibo, poter riconoscere e seguire le tracce delle prede da cacciare per sfamarsi, poter riconoscere nell’aria l’arrivo dei predatori o l’odore di un temporale in avvicinamento

Come funziona l’olfatto

La percezione degli odori avviene tramite la stimolazione di recettori chimici situati nel tetto della cavità nasale, in una regione della mucosa posta vicino al setto le cui dimensioni non superano i 5 cm2. Le Molecole solubili nei liquidi che umettano la mucosa olfattiva stimolano i recettori olfattivi. Nell’epitelio della regione olfattiva, si trovano ciglia finissime, dei “filuzzi”, che rappresentano la parte terminale delle vie olfattive. Le fibre nervose attraversano l’etmoide – un osso del naso – e penetrano nel bulbo olfattivo; qui stabiliscono un contatto con fibre che terminano nell’ipotalamo, nel sistema limbico (ippocampo) nell’amigdala e nella corteccia cerebrale.

Lo stimolo, trasmesso al cervello, determina percezioni diverse a seconda della sostanza e della sua concentrazione, ma anche a seconda della nostra sensibilità e della nostra esperienza.

L’olfatto assume un ruolo fondamentale spesso inconsapevole nel rievocare gli episodi dell’infanzia legati a stimoli ed ambienti particolari. Le intense stimolazioni che provoca sull’ippocampo, condizionano fortemente la sfera emotiva, l’orientamento, i sapori e la vita sessuale.

Possiamo percepire gli odori soltanto in quanto respiriamo l’aria che porta le molecole a contatto con le mucose olfattive nelle cavità nasali.  Se non scorre aria non c’è odore!.

Definire un odore

Gli odori sono sostanze chimiche, molecole organiche con una marcata tendenza ad essere presenti in forma di vapore ( Composti Organici Volatili) che stimolano gli organi dell’olfatto. Quello della rosa, per esempio, è dato da una sostanza che si chiama “alfa-beta damacenone”.

Non tutti i Composti Organici Volatili hanno però un odore caratteristico: il metano, ad esempio, è inodore. L’odore pungente che sentiamo quando accendiamo i fornelli del gas è associato ad alcune molecole solforate presenti. Tuttavia la scienza non ha potuto ancora elaborare una teoria generale degli odori perché:

  1. la struttura molecolare delle sostanze odoranti è estremamente varia;

  2. lo stesso tipo di odore può essere emanato da sostanze molto diverse;

  3. una sostanza può avere odori diversi a seconda di quanto è concentrata.

L’odore che ci attira o ci respinge

Qui entra in gioco la nostra personale reazione nei confronti dell’odore che è stato percepito a livello neuronale. È importante notare che questa componente è fortemente soggettiva: mentre una persona ha magari associato sensazioni piacevoli all’odore in questione, un’altra persona può aver associato al medesimo odore sensazioni spiacevoli. Questa componente soggettiva è anche profondamente influenzata dal contesto (temporale e spaziale) in cui l’odore viene percepito: sentire il profumo del tuo piatto preferito verso ora di pranzo o alle sei del mattino ha due effetti diversi!

Un odore può essere buono o cattivo

Quando sentiamo un odore, la nostra percezione si colora di una certa emozione, spesso legata a un ricordo più o meno consapevole. La prima cosa di cui l’olfatto ci avverte è se siamo in presenza di un odore gradevole o sgradevole. E’ quello che succede ad esempio ai profumieri o agli enologi, che hanno emozioni primarie di piacere o disgusto in presenza degli odori. Le variabili da considerare sono:

  • IL VISSUTO, cioè le nostre esperienze pregresse, il ricordo,

  • L’ETICHETTA, cioè il nome associato all’odore

  • IL CONTESTO, cioè la situazione in cui stiamo sentendo l’odore. Ad esempio il legno (legna che arde o incendio ? ) oppure il formaggio (fontina o odore di piedi ?)

Odore piacevole o  fastidioso

Rientra nella soggettività dell’esperienza olfattiva. Può dipendere dagli archi riflessi che stimola (saliva, secrezioni gastriche) e dalle esperienze archiviate nell’ippocampo che è la nostra banca dati del nostro patrimonio olfattivo

Lo stafilococco, un batterio nostro ospite cutaneo, è responsabile della produzione dell’odore corporeo che nei mammiferi hanno anche un preciso scopo nella comunicazione interspecie e intraspecie. Questi batteri assorbono le sostanze inodori emesse col sudore e le trasformano in un qualcosa di maleodorante quando vengono nuovamente liberate.

Gli uomini single hanno un odore corporeo sensibilmente più forte di quelli fidanzati o sposati, un ‘segnale’ che li rende più mascolini agli occhi delle donne. In pratica, fornirebbe ai maschi una sorta di vantaggio nella selezione sessuale.

La memoria olfattiva

Secondo uno studio, è possibile ricordare gli odori con il 65% di precisione dopo un anno, mentre il richiamo visivo si abbassa al 50% dopo solo tre mesi.

L’organo dell’olfatto va rapidamente incontro a fenomeni di adattamento, per effetto dei quali odori anche molto intensi vengono, dopo un certo tempo, meno percepiti, pur restando invariata la capacità di percepire odori di tipo diverso. Dopo un po’ di giorni non avverto più il profumo che ho addosso, però l’esposizione al profumo di una persona che si frequenta “si archivia in memoria”. I centri che memorizzano le esperienze olfattive hanno un accesso preferenziale nelle banche dati, nella RAM, del nostro cervello rispetto alle immagini che percorrono vie differenti.

La banca dati degli odori

Una giovane ricercatrice argentina ha di recente studiato e archiviato odori per mantenere l’eredità degli odori stessi. Questa è una ricerca molto interessante che vuol salvaguardare le esperienze olfattive di materiali di altri tempi che corrono il “rischio di estinzione” ad esempio la carta delle pagine di vecchi libri, legni pregiati e che attraverso la conservazione delle loro molecole odorose possono costituire una banca dati importante per le future generazioni, un po’ come la banca del DNA di piante ed animali delle isole Svalbard.

Gli odori influenzano le nostre azioni

Come umani stabiliamo legami “a pelle”, e avversioni anche attraverso il naso: dai legami d’amicizia ai legami di coppia, ai rapporti professionali, con persone di un’altra categoria sociale o di un’altra etnia. Benché fugace ed evanescente, l’odore è infatti una scia chimica

Il partner si sceglie anche sulla base di un’affinità stabilita attraverso il naso e che gli odori sono agenti essenziali del gioco seduttivo e della vita sessuale: un’alchimia olfattiva. Ci accorgiamo di amare una persona quando di lei gradiamo gli odori. Quando invece il profumo del partner non ci piace più, questo è l’indizio di un’intesa ormai logora.

La relazione odorosa tra la madre e il suo piccolo sin dalla vita fetale e che attesta il ruolo decisivo degli indici odorosi nel riconoscimento madre-figlio, nella creazione dei legami di attaccamento.

Il marketing olfattivo, sfrutta il legame privilegiato che l’olfatto intrattiene con le emozioni, tende a influenzare le scelte commerciali del consumatore prendendolo “per il naso”.

Il naso contribuisce ancora più del gusto e degli altri sensi al piacere di assaporare e di apprezzare un cibo o un vino: dai profumi sprigionati dalla cucina, che ci fanno pregustare un cibo a distanza, fino al suo sapore percepito grazie all’attivazione dell’olfatto retronasale quando lo mastichiamo e poi lo deglutiamo

Purtroppo l’uomo del terzo millennio si è rinchiuso in un “silenzio olfattivo”, che esprime una società sempre più disinfettata, decontaminata, igienizzata, che agli odori naturali, sempre più temuti e attentamente tenuti sotto controllo. Tendiamo ad annullare il nostro odore personale, la nostra “firma chimica” unica che indossiamo e che ci identifica come impronte digitali. Cerchiamo di sostituire o di dissimulare il nostro odore personale, traccia della nostra animalinità con deodoranti e profumi che non riescono mai ad annullarlo.

 Qualsiasi profumo, che esprime il desiderio di distinguersi, e di lasciare una traccia personale, olfattiva, non può eliminare o coprire il nostro odore naturale: lo stesso profumo, indossato da persone diverse, produce effetti differenti.

Gli odori che non ci sono

E’ il cosiddetto Odore fantasma. Un fenomeno reale che si riscontra di solito le persone che hanno una scarsa qualità della vita e che tendono ad avere problemi di peso. E’ noto che se l’olfatto tende a perdere colpi con il passare degli anni, l’odore fantasma si presenta più spesso quando si diventa anziani: più precisamente il rischio aumenta per gli over 60, ancor di più per le donne che lo percepiscono il doppio rispetto agli uomini. Ad incrementare le possibilità di farci sentire un odore fantasma sono anche lesioni traumatiche alla testa, bocca asciutta, cattivo stato di salute e basso status sociale ed economico.

I super “Nasi”

Sono coloro che hanno l’iperosmia, un disturbo caratterizzato da una esagerata capacità di percepire gli odori che magari le altre persone non riescono neanche a rilevare (sentono l’aroma di un giglio o di un gelsomino anche in una montagna di spazzatura).

Questa caratteristica ha molti vantaggi (enologi, profumologi) ma pone anche difficoltà. In quanto rara, è poco studiata e si può verificare in menopausa, nell’ipertiroidismo, nel consumo di anfetamine o nella sindrome di astinenza. Può essere transitoria come nella gravidanza o permanente.

Quando mancano gli odori

L’anosmia è la completa perdita dell’olfatto., L’incapacità di percepire gli odori può essere permanente o temporanea.

Solitamente, l’anosmia è conseguenza di un’ostruzione intranasale, che impedisce agli odori di raggiungere l’area olfattiva; oppure può derivare anche dalla distruzione dell’epitelio olfattivo o dalla compromissione a qualsiasi livello del nervo olfattivo.

La mancata percezione degli odori è un sintomo comune di riniti e sinusiti, la rinite virale (o raffreddore). Anche nella sinusite la perdita dell’olfatto è temporanea. In presenza di rinite allergica e vasomotoria, invece, l’anosmia è intermittente e si manifesta a causa della congestione e dell’ostruzione nasale prolungata.

In età pediatrica, le adenoidi ipertrofiche  e la presenza di polipi, possono ostruire le cavità nasali, causando una perdita dell’olfatto temporanea.

Uso prolungato di farmaci decongestionanti locali che provocano l’atrofia della mucosa nasale con danno a carico dell’ olfattivo o di una patologia grave (diabete mellito, trauma cranico e tumori nasali e cerebrali).

Negli anziani, l’anosmia può manifestarsi per la distruzione delle vie centrali nel contesto della malattia di Alzheimer ma anche normale processo di invecchiamento, evidenti dai 60 anni in poi.

Altre cause: gli interventi di chirurgia nasale, sinusale o endocranica e le irradiazioni di testa e collo. Certi farmaci (antiipertensivi),  estrogeni e l’abitudine al fumo.

L’olfatto si può sviluppare

Ci sono delle differenze di genere. Per esempio, le donne riconoscono meglio il lime, il muschio, il cocco, mentre gli uomini le superano su cioccolata, anguria, cipolla e banana.

Allenare l’olfatto. Occorre prestare maggiore attenzione agli odori che già si percepiscono. Il detto popolare per quanto riguarda i muscoli afferma che è necessario esercitarli per non perderli e lo stesso principio vale per l’olfatto.

  • Annusare materiali con gli occhi bendati

  • Annusare gli alimenti prima di consumarli

Esercitare il naso. Allenandolo più volte nella giornata con profumi piacevoli: caffè, banana, shampoo o gorgonzola. Annusare brevemente rispetto a inalare in maniera profonda.

Allenarsi: l’olfatto è più acuto dopo l’esercizio. Il motivo è sconosciuto,

Introdurre zinco e vitamina B12 con l’alimentazione.  Carenti nei vegetariani (presenti in: ostriche, semi di girasole, lenticchie, noci pecan)

Cosa evitare:

  • Alimenti che aumentano il muco (latte , formaggio, yogurt e gelato)

  • Allontanare cosa diminuisce l’olfatto : fumo, farmaci spray nasali.

  • Evitare esposizione protratta a cattivi odori

Occorre ricordare un insegnamento degli ipovedenti: ciò che ci differenzia dalle persone cieche non sono i nostri sensi, quanto piuttosto l’uso che ne facciamo. E a riprova del fatto che non esistono sensi inferiori e sensi superiori, è sempre il modo in cui usiamo ciascuno di essi a determinarne la maggiore o minore intelligenza.

Gli odori sbagliati

Vi sono delle distorsioni della sensibilità olfattiva (disosmia, parosmia) – sono turbe sensoriali meno “appariscenti” della cecità o della sordità e con un ridotto impatto sociale. I loro effetti agiscono soprattutto a livello soggettivo, modificando in modo significativo la qualità della vita delle persone colpite. Al di là di una serie di disturbi di natura neuro e psicologica (ansia, cefalea, nausea, prostrazione, depressione, perdita dell’appetito, ecc.), le anosmie influenzano negativamente l’amore per la vita, determinando una riduzione dell’energia vitale. Triste vivere in un mondo inodore e quindi anche insapore – se pensiamo a quanto il piacere di gustare un cibo e un vino dipenda dall’olfatto e in particolare dall’olfatto retronasale.

 

Professore di Neurologia, Dipartimento di Scienze del Sistema Nervoso e del Comportamento, Università di Pavia, Laurea Università di Siena, Specialista in Neurologia e Neurofisiopatologia, PhD Università di Trondheim (N), Past President della Federazione Europea delle Cefalee, già Segretario Società Italiana per lo Studio delle Cefalee e Coordinatore del Panel Cefalee della European Academy of Neurology . “La mia esperienza clinica e di ricerca si è articolata, da oltre 30 anni, prevalentemente su un percorso orientato allo studio delle cefalee e alle algie cranio cervicali. Dalla frequenza e dai contatti con ambienti specialistici nazionali ed internazionali ho tratto e sviluppato importanti esperienze di approccio al paziente affetto da patologia algiche che più di frequente interessano la popolazione generale presso il Centro Cefalee della Fondazione Mondino di Pavia ed altri studi professionali. Il confronto con i colleghi di associazioni specialistiche nazionali ed internazionali mi ha consentito di approfondire e condividere le competenze più avanzate per la diagnosi e il trattamento farmacologico e non delle cefalee in collaborazione con altri specialist.”

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