Coronavirus: anche gli occhi possono costituire una fonte di contagio

«Abbiamo scoperto che i fluidi oculari dei pazienti con infezione da Sars-CoV-2 possono contenere virus attivi, e quindi possono essere una fonte di infezione» spiega Castilletti.

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Il nuovo coronavirus potrebbe trasmettersi anche per via oculare, dato che nei tamponi effettuati sull’occhio si possono rilevare tracce di virus attivo sia in fase precoce che tardiva della malattia. Questo è quanto riferiscono gli autori di una lettera di ricerca pubblicata su Annals of Internal Medicine, guidati da Concetta Castilletti, dello Spallanzani di Roma.
«Abbiamo scoperto che i fluidi oculari dei pazienti con infezione da Sars-CoV-2 possono contenere virus attivi, e quindi possono essere una fonte di infezione» spiega Castilletti.

I ricercatori hanno presentato il caso di una donna di 65 anni, proveniente da Wuhan, in Cina, arrivata in Italia il 23 gennaio 2020 e ricoverata il 29 gennaio 2020, con tosse non produttiva, febbre (38 °C), nausea e vomito, a cui è stata diagnosticata infezione da Covid-19. Il terzo giorno dopo il ricovero, a causa della persistenza della congiuntivite, è stato raccolto un tampone oculare ed è stato rilevato l’Rna virale. Successivamente i campioni oculari sono stati raccolti con frequenza quasi giornaliera e sono risultati positivi fino al giorno 21, anche se la congiuntivite è migliorata notevolmente al giorno 15 e apparentemente si è risolta al giorno 20.
Al giorno 27, però, l’Rna di Sars-CoV-2 è stato nuovamente rilevato nel campione di tampone oculare, ed è stato rilevabile nei tamponi oculari anche dopo essere scomparso dai tamponi nasali. Gli autori, per verificare se i genomi virali rilevati nei tamponi oculari fossero realmente infettivi, hanno inoculato il primo campione positivo in cellule Vero E6, e hanno osservato l’effetto citopatico cinque giorni dopo. La replicazione virale è stata confermata mediante Rt-Pcr. Secondo gli esperti, questi risultati evidenziano l’importanza delle misure di controllo, come evitare di toccare naso, bocca e occhi e lavarsi spesso le mani. Inoltre, evidenziano la necessità per gli oftalmologi di utilizzare adeguate protezioni durante l’esame clinico.

«Saranno necessari ulteriori studi per definire i tipi di cellule oculari umane in grado di supportare la replicazione virale e i meccanismi alla base del tropismo oculare della Sars-CoV-2» concludono gli autori.

Ann Intern Med 2020. Doi: 10.7326/M20-1176
http://dx.doi.org/10.7326/M20-1176

 

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