Come combattere la sindrome dell’ovaio policistico

Occorre dedicarsi con frequenza e continuità a sedute alternate di attività fisica sia di “resistenza” che di “forza".

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La sindrome dell’ovaio policistico è una patologia abbastanza diffusa e con importanti conseguenze. Colpisce circa il 5% delle donne ed è caratterizzata da una variegata associazione di sintomi tra cui principalmente elevate concentrazioni di androgeno, irsutismo (peluria), dismenorrea (cicli irregolari anche senza ovulazione), insulino resistenza, deposito di grasso prevalentemente nella parte alta del tronco e ovaie caratteristicamente “ricche” di microcisti. Normalmente chi è colpito da questo disturbo oltre ad avere i sintomi sopracitati è anche in sovrappeso per cui è necessario cercare di intervenire sull’eccesso ponderale. Il problema principale nella terapia di questa sindrome non è quindi, come generalmente si pensa, quello di correggere solamente l’assetto ormonale ma dovrebbe essere, oltre a correggere con la pillola tale assetto, l’intervento sulle cause che determinano il disturbo per poi ottenere i risultati sui sintomi conseguenti tra cui appunto la disfunzione ormonale. Questo risultato può essere raggiunto con numerosi interventi non farmacologici tra cui principalmente una corretta alimentazione ed una corretta attività fisica adattata. In questo articolo tratteremo la corretta attività fisica. Questa attività mira ad aumentare e velocizzare il trasporto di glucosio dal circolo all’interno delle cellule dove verrà utilizzato come substrato energetico all’interno dei mitocondri. Il trasporto del glucosio viene realizzato da alcune proteine trasportatrici che si chiamano GLUT4 che si trovano all’interno delle cellule del tessuto muscolare striato (i muscoli del nostro corpo). Perché tali proteine siano attive in questo trasporto si rende necessario il loro trasferimento dall’interno delle cellule alla loro membrana esterna. Tale trasferimento viene stimolato da alcuni fattori che sono:

  1. la contrazione muscolare
  2. l’aumento della circolazione sanguigna
  3. bassi livelli di glicogeno

Tutte queste condizioni si realizzano caratteristicamente durante l’attività fisica di durata, cioè da quel tipo di attività fisica protratta nel tempo ad una intensità del 65/70% della Fc massimale.

Ecco perché è importante per chi soffre di policistosi ovarica dedicarsi quasi quotidianamente ad attività fisica. Oltre a questo preziosissimo meccanismo di “resistenza” si rende necessario anche lavorare per aumentare la massa magra e cioè il proprio patrimonio muscolare. Il motivo di questa necessità lo troviamo nel fatto che le proteine GLUT4 per essere aumentate devono avere un maggior numero di fibre muscolari che si sviluppano però con una tipologia di allenamento che non è di resistenza ma è di “forza”. Quindi il messaggio da portare a casa per chi legge questo articolo è quello di dedicarsi con maggiore intensità, frequenza e continuità a sedute alternate di attività fisica sia di “resistenza” che di “forza”.

Si è laureato in Medicina e Chirurgia all'Università di Bologna nel 1990. Specializzato a Bologna nel 1994 in Medicina del Lavoro. Ha conseguito un Master in "Bioetica Generale e Clinica" nel 2006 all'Università Politecnica delle Marche di Ancona. Nel 2016 ha conseguito un Master in "Nutrizione umana" a Roma con il Prof. Eugenio del Toma. Attualmente lavora come Medico di Famiglia a Bellaria Igea Marina (RN) e come Medico del Lavoro libero professionista.

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