Come agire di prevenzione per far dormire il neonato

I buoni consigli di una esperta puericultrice rivolti a tutti i neo genitori

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“Che fa, dorme la notte?”. Ecco la domanda che ogni neo-mamma si sente puntualmente rivolgere da parenti, amici e persino sconosciuti, quando presenta al mondo il proprio bebè. E il sonno diventa spesso, per i genitori, il principale elemento di scombussolamento e preoccupazione, non solo nel corso dei primi giorni di vita del bimbo, ma anche nei mesi e a volte anni a seguire.

Riposare è la chiave per una gestione serena ed equilibrata del neonato. Se si perdono notti su notti, diventa davvero difficile mantenere la lucidità, la pazienza e l’efficienza necessarie in grandi dosi per affrontare la maternità.

Bisogna ricordare questo: quando si esce dall’ospedale ci viene consegnato uno splendido ‘fagottino’ che non conosce nulla, puro come l’acqua di una sorgente, e se si hanno le informazioni giuste si può riuscire a impostare un metodo di addormentamento molto semplice, agendo di prevenzione.

A parte i primi 10 giorni di ‘conoscenza’, necessari anche per un buon avvio della montata lattea e dell’allattamento, e nei quali è difficile rispettare qualsiasi ordine di cose la mamma deve sapere che il piccolo, una volta che è stato nutrito a sufficienza, ha fatto il ‘ruttino’, è stato cambiato, e certamente è stato anche coccolato, non ha bisogno di essere cullato all’infinito per addormentarsi, ma può essere sistemato nel suo giaciglio, se lo si desidera con il ciuccio, che è un oggetto consolatorio da utilizzare al momento opportuno, come quello della nanna.

Anche se il piccolo è ancora sveglio, e anche se a volte ‘protesta’ o piange, dalla culla la mamma può fargli delle carezze, senza per forza riprenderlo subito in braccio, disturbandolo peraltro nella sua fase di addormentamento. So che per molte mamme fare questo è difficile, ma se si segue questo sistema e lo si ‘calibra’ bene secondo le proprie esigenze, poi se ne colgono davvero i frutti.

Io sono convinta che la sicurezza di un genitore rappresenta la più grande certezza (e benessere) per un bambino. La mamma spesso viene sopraffatta dalla convinzione di non saper interpretare i segnali del piccolo. E non importa quanta esperienza si abbia: ho assistito recentemente una madre con tre figli, che era davvero disorientata. Questo accade perché i segnali che non si sanno ‘tradurre’ spesso suscitano emozioni negative, legate al nostro vissuto. Per questo il lavoro grande lo devono fare le mamme: liberarsi dalle informazioni sbagliate, dai giudizi, dalle presenze indesiderate in casa.

Il bambino non sa come ci si addormenta, deve insegnarglielo la mamma. Oppure non sa che si dorme con la luce accesa, sono i genitori a suggerirglielo, con la lampada della notte. Se la mamma lo addormenterà sempre in braccio, cullandolo, e con la luce accesa, il piccolo si abituerà in questo modo e sarà poi difficile fargli ‘cambiare idea, soprattutto da più grandicello. 

Non dare al piccolo la possibilità di conoscere le ‘cattive abitudini’ non significa non essere presente per lui o lei o non dare amore. Al contrario, se la mamma gestisce bene il piccolo in questo frangente di tempo acquisisce la sicurezza e la capacità di gestire la sua crescita, quando starà sveglio per un numero maggiore di ore e bisognerà interpretare ancora meglio i suoi segnali di stanchezza o fame.

Franca Scaglietta è titolare della cooperativa 'Franca e i bebè', che offre assistenza alle neomamme in tutta Italia. Ha lavorato per 20 anni nel reparto di Ostetricia di Villa Flaminia, prestigiosa clinica di Roma

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