I tumori del testicolo rappresentano circa l’1-1,5% di tutte le neoplasie dell’adulto e, in particolare, la neoplasia maligna più frequente nei maschi di età compresa tra i 15 e 40 anni.
L’incidenza è di 3-6 nuovi casi all’anno ogni 100.000 maschi nei paesi occidentali, con un picco nella fascia di età compresa tra i 25 e i 34 anni. La prevalenza è 4 volte superiore nella popolazione afroamericana rispetto a quella caucasica e 2 volte superiore nelle classi socio-economiche più favorite.
Alcuni studi hanno suggerito un’associazione tra la forte assunzione di grassi con la dieta e lo sviluppo del tumore, dato che potrebbe giustificare la maggior prevalenza nelle classi benestanti, ma questo dato non è stato valutato con studi epidemiologici e va pertanto preso con dovuta cautela.
L’unico fattore di rischio accertato è il criptorchidismo, ovvero la mancata discesa del testicolo in sede scrotale, fattore che aumenta da 3 a 14 volte il rischio di sviluppo della patologia tumorale rispetto alla popolazione generale.
Grazie alla notevole progressione delle tecniche di cura di questa patologia, negli ultimi decenni si è registrata una netta diminuzione della mortalità, che è passata da oltre il 50% fino agli anni ’70 a meno del 10% alla fine degli anni ’90.
Il 95% dei tumori del testicolo è rappresentato da neoplasie primitive, mentre rari sono i casi di lesioni metastatiche da altra patologia tumorale. La più comune forma di presentazione è il riscontro di un nodulo o di una tumefazione della gonade, indolente e di consistenza duro-lignea. Occorre ricordare che un tale riscontro è da considerarsi sempre di natura maligna fino a prova contraria.
Più rari sono sintomi quali il dolore scrotale. Quest’ultimo è presente solo nel 30% dei pazienti, ma può essere causa di errori diagnostici se impropriamente attribuito ad una infiammazione acuta su base infettiva. Solo nel 10% dei pazienti il tumore presenta segni e/o sintomi di metastasi, come dolori lombari od ossei, sintomi respiratori, edemi agli arti inferiori, disturbi gastrointestinali.
Di fondamentale importanza è dunque una corretta diffusione culturale, nella giovane popolazione maschile, del ruolo della auto-palpazione nella diagnosi precoce. La tempestività nella gestione di tale patologia ha un impatto considerevole sulla sua evoluzione e sulla prognosi stessa.
Qualora si dovesse notare la presenza di un nodulo sospetto, il primo passo deve essere quello di rivolgersi subito ad uno specialista Urologo od Andrologo, al fine di poter avviare gli esami di inquadramento diagnostico.
Gli accertamenti iniziali consisteranno in una ecografia testicolare ed un dosaggio ematico dei markers tumorali (α-FTP e β-HCG). Se tali accertamenti dovessero deporre a favore del sospetto di tumore testicolare, verrà programmato un intervento di orchifunicolectomia, che consiste nell’asportazione in blocco di testicolo, epididimo e funicolo spermatico attraverso un piccolo taglio di accesso inguinale.
L’asportazione della neoformazione consentirà al Clinico di ottenere l’esame istologico della neoplasia. A completamento sarà richiesta una TAC toraco-addominale per escludere la presenza di metastasi ed avere una corretta conoscenza del grado di aggressività e di eventuale diffusione della malattia.
Grazie alla integrazione di tutte le informazioni così ottenute, soprattutto se il paziente si sarà rivolto a Strutture Sanitarie Qualificate, si potrà programmare un protocollo individualizzato di eventuali terapie accessorie (chemioterapie o radioterapie od ulteriori chirurgie complesse) per poter raggiungere tassi di guarigione della malattia elevatissimi.
Un elemento di assoluto rilievo è che questa patologia interessa un giovane uomo in età fertile. Quest’ultimo verrà improvvisamente coinvolto in un turbine di emozioni, di visite ed esami volti a consentire la guarigione dalla patologia tumorale, di nuovo riscontro, il più rapidamente possibile.
Per i pazienti con desiderio di futuro di paternità non dovrà essere trascurata la possibilità di criopreservazione del seme (da eseguire prima di sottoporre il paziente ad eventuali protocolli radioterapici o chemioterapici). La crioconservazione del seme potrà permettere anche a questi sfortunati pazienti una eventuale paternità in un successivo felice momento della vita grazie alle odierne tecniche di fecondazione assistita.