Le diete dimagranti: quando servono davvero? (Parte II)

Nella prima parte di questo articolo abbiamo trattato i limiti delle diete dimagranti, ora ci occupiamo di alimentazione.

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La dieta non deve essere vista solo come un mezzo per raggiungere il peso corporeo desiderato, non deve essere un periodo di sacrificio e rinuncia votato al dimagrimento, a seguito del quale si può tornare alle vecchie abitudini a tavola.

In questo modo non si va da nessuna parte e non si avranno risultati a lungo termine. La persona avrà imparato a stare a regime e ad autocontrollarsi, ma non avrà gli strumenti per cambiare le proprie abitudini e correggere definitivamente i propri sbagli.

E allora cosa fare? E’ fondamentale capire che dimagrire è prima di tutto una questione di pensieri e di emozioni. Di metabolismo mentale. La cosa da fare è quindi mangiare con consapevolezza. Imparare a capire i segnali del corpo, di modo che mangiate quando avete fame e vi fermate quando siete sazi.

E se dicessimo a tutte quelle ragazze che sono a dieta che è giusto mangiare quando si ha fame? Se insegnassimo loro a lavorare con l’appetito invece di temerlo? Penso che la maggior parte di loro sarebbe più felice e più sana, e da adulte, molte di loro probabilmente sarebbero più magre.22

Dimagrire è un processo di cambiamento che investe sempre la persona nella sua interezza. Mangiare non è solo introdurre alimenti nel corpo, piuttosto rispondere ed esprimere complesse e delicate esigenze di natura psicologica. Il piatto non si compone solo di proteine, grassi e carboidrati ma di emozioni, ricordi, pensieri. Ma non è purtroppo così semplice. Per questo è necessario farsi aiutare.

Ci sono tuttavia delle eccezioni, casi in cui un dimagrimento rapido è preferibile rispetto ad uno più graduale. Ad esempio situazioni di sovrappeso o obesità patologiche. In questo contesto un dimagrimento rapido spesso è necessario per migliorare lo stato di salute complessivo del paziente o per sottoporlo a interventi chirurgici salvavita che l’eccesso di peso impedisce di attuare.

Questi sono casi limite che devono essere seguiti necessariamente da un punto di vista
multidisciplinare (medico-nutrizionista-psicologo). Insieme alla dieta estrema ci deve essere un percorso di educazione nutrizionale volto a riabilitare lo stile alimentare del paziente. Senza questa rieducazione e senza un cambiamento dell’approccio del paziente al cibo il dimagrimento ottenuto sarà stato perfettamente inutile, perché le cattive abitudini porteranno a riacquistare tutto il peso perso.

Se dovete perdere peso, la raccomandazione è quella di evitare diete fortemente ipocaloriche, ma soprattutto rivolgetevi sempre ad un professionista competente che vi affianchi nel vostro percorso di dimagrimento e vi insegni come fare le scelte migliori.

L’alimentazione non è un argomento scontato e semplice come si è soliti credere. Ci sono
innumerevoli fattori da tenere in considerazione quando si compila una dieta: biochimici,
ormonali, personali. Le diete preconfezionate delle riviste alla moda falliscono perchè sono uguali per tutti e considerano le persone come fossero una macchina dal comportamento sempre prevedibile. La dieta può essere insidiosa e portare con sé dei possibili danni a livello biologico, comportamentale e psicologico.

Biologa nutrizionista.

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