Otite: vediamo quando temporeggiare conviene all’orecchio

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Uno studio randomizzato ha dimostrato che l’uso degli antibiotici potrebbe non essere sempre necessario nei casi di otite media e che la metà delle volte la malattia si risolve da sé. Lo studio, pubblicato su JAMA, è stato condotto in un pronto soccorso pediatrico nell’arco di un anno: su 283 pazienti dopo la diagnosi di otite media, a 145 veniva fornita una prescrizione standard e ai rimanenti 138, invece, si consegnava ai genitori la ricetta dell’antibiotico ma si raccomandava di utilizzarlo solo nel caso in cui i sintomi fossero peggiorati nel corso delle 48 ore seguenti. Un successivo controllo ha permesso di osservare che nel 56% dei pazienti in cui era stata consigliata l’attesa, l’antibiotico non era stato necessario e l’otite era guarita da sé. In tutti i casi era stato comunque raccomandato l’uso di gocce otologiche a base di un antinfiammatorio per ridurre il dolore.

Una questione di resistenza
Lo studio si inserisce all’interno di una questione più ampia: già da tempo infatti esistono due scuole di pensiero riguardo all’uso degli antibiotici, e a quella tradizionale più interventista se ne contrappone una più cauta, che consiglia – nei casi in cui non siano presenti complicanze gravi – di aspettare e valutare nel corso dei giorni successivi alla diagnosi se sia veramente il caso di somministrare il farmaco.

La scelta di verificare l’effettiva necessità degli antibiotici nei casi di otite media presentati in un reparto di pronto soccorso è particolarmente rappresentativa, sia perché l’otite media è la causa più comune di prescrizione di antibiotici in pediatria – circa 15 milioni di prescrizioni all’anno negli Stati Uniti – e spesso sono i genitori stessi che si aspettano questa prescrizione, sia perché nessuno studio condotto al riguardo ha mai preso in considerazione un reparto di urgenza.

Benché gli antibiotici siano largamente utilizzati non è certo corretto considerarli come farmaci del tutto privi di rischi: possono causare effetti collaterali a livello gastrointestinale e reazioni allergiche, e soprattutto possono causare fenomeni di resistenza batterica. Se l’antibiotico viene somministrato in maniera inadeguata o insufficiente i batteri possono infatti “abituarsi” al farmaco, e si rischia la diffusione di organismi resistenti alla terapia.

Fondamentale una diagnosi accurata
Per quale motivo allora gli antibiotici vengono utilizzati tanto spesso e la tecnica del temporeggiare rimane ancora controversa? I motivi sono più di uno: in primo luogo una tale scelta deve essere supportata da una diagnosi certa che escluda eventuali patologie che potrebbero essere associate all’otite

  • come la perforazione del timpano o gravi malattie batteriche di cui l’otite è solo una delle conseguenze

  • per la cura delle quali l’antibiotico è tassativo.

Però va ricordato che anche l’attesa vigile non è del tutto priva di rischi e che comporta una maggiore attenzione: i genitori devono essere adeguatamente istruiti a riconoscere i primi sintomi di un eventuale peggioramento ed è fondamentale che possano ricontattare il medico o la struttura curante in qualunque momento.

Fonti
Spiro et al. Wait-and-See Prescription for the Treatment of Acute Otitis Media A Randomized Controlled Trial, JAMA September 13, 2006, 296 (10)

 

Marchigiano di Fermo vive in Romagna dal settembre del 2000. Giornalista professionista dal 1991, ha lavorato in quotidiani di diverse regioni (Marche, Umbria, Toscana, Lazio ed Emilia Romagna) fino alla qualifica di caporedattore centrale. Tra le sue esperienze anche l'assunzione, quale esperto per l'informazione, presso l'ufficio di Gabinetto del presidente del Consiglio regionale delle Marche dott. Alighiero Nuciari nei primi anni 90 e quelle radiofoniche presso alcune emittenti private sempre delle Marche.

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