Dopo la fase acuta della Pandemia (precisando che nonostante il Bollettino dell’Istituto Superiore di Sanità sia divenuto mensile, https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/dashboard/30gg.html , il Covid 19 mostra una certa stabilità nella diffusione e quindi non è affatto sparito), vecchie e nuove minacce si affacciano all’orizzonte.
Intanto c’è la massiccia diffusione dell’Influenza Aviaria (H5N1) negli Stati Uniti che rappresenta una seria minaccia per il mondo intero, considerando il depotenziamento degli organi di sorveglianza americani (CDC), poi, l’amico Primario di Malattie Infettive di Palermo , Prof. Antonio Cascio, ha lanciato un “warning” sulla situazione AIDS in Italia (dove si stima siano circa 140.000 i casi), denunciando che circa il 60% delle diagnosi avviene tardivamente (4 su 10 arriva già con i sintomi della malattia conclamata) contribuendo a continuare a diffondere il virus, ( https://www.adnkronos.com/salute/aids-infettivologo-cascio-tardive-60-diagnosi-hiv-in-4-su-10-gia-sintomi-malattia_1uW1Rp79RzLjx1sJG1zIDs ).
Una situazione così evidente (e permettetemi di dire “esplosiva”) vede le autorità del nostro paese completamente indifferenti ai rischi e alle sue conseguenze.
Il rischio infettivologico è però solo uno dei tanti rischi della salute collettiva che non viene minimamente affrontato a livello nazionale in maniera organica e si ritiene che le emergenze idrogeologiche , i terremoti, i bradisismi del nostro paese, siano solo un problema di Protezione Civile da affrontare con ruspe e cucine da campo (facendo piani di evacuazione) , dimenticando che ogni evento di maxiemergenza porta con sé problematiche psicologiche relative allo sradicamento territoriale, interruzione delle terapie croniche, aumento delle malattie cardiovascolari e dei tumori (spesso per diagnosi tardiva) e PTDS (sindromi post traumatiche da stress) che si prolungano per anni.
Io, da Presidente della Scuola Internazionale di Maxiemergenze e Disastri MEDIS, ho un quadro chiaro della situazione denunciando che l’unica preoccupazione e programmazione delle autorità sanitarie, si riduce ai corsi di BLS per i volontari e per alcuni studenti di qualche scuola, o alla diffusione, a macchia di leopardo, di defibrillatori e poco più.
Persino il Progetto del Kit per le emergenze dell’Unione Europea (impropriamente ed erroneamente reclamizzato come Kit per la Guerra contro la Russia) presentato dalle Commissarie alle Emergenze dell’EU, Hadja Lahbib e Roxana Minzatu, anziché sollevare interrogativi su cosa fare in caso di emergenza, è stato ampiamente ridicolizzato (forse andava presentato prima senza legarlo emotivamente a situazioni belliche).
Il tanto decantato “argine territoriale” a suo tempo invocato ed acclamato durante la Pandemia, si è sciolto come neve al sole tra mancanza di strutture territoriali, assenza di infermieri territoriali e Medici di Medicina Generale sempre più carenti per invecchiamento e pensionamento.
Per non parlare del Servizio 118 che vede ridurre continuamente gli organici con grande sofferenza del Presidente del SIS118, Dott. Mario Balzanelli, che da anni denuncia una situazione di carenza di personale e precarietà del servizio (in Molise -72% dell’organico).
Le numerose denunce provenienti dalla SIS118, dai report della Fondazione Gimbe e dalla nostra Scuola MEDIS, cadono nel vuoto senza trovare interlocutori.
Tale situazione appare grave non solo sotto l’aspetto organizzativo attuale, ma soprattutto denota un vuoto progettuale che non lascia sperare niente di buono in caso di future catastrofi naturali o antropiche (distinzione sempre più labile tra le due classificazioni) e tale impreparazione ha anche una influenza diretta sulle “morti bianche” per lavoro, che spesso avvengono proprio per mancanza di preparazione specifica.
Cosa sperare allora?
Auspichiamo che venga affrontato il problema seriamente a livello istituzionale omologando, anche a livello universitario con Master e Corsi di Perfezionamento, la Formazione degli operatori sanitari dell’emergenza ma che venga anche configurata una apposita Commissione di Studio che veda gli organi più esperti e coinvolti a vario titolo in questo settore (SIS118, MEDIS, Fondazione Gimbe, INAIL, ISS), confrontarsi sulle strategie da proporre, coinvolgendo ovviamente per la parte operativa gli enti preposti al soccorso territoriale (118, Croce Rossa, Misericordia e altre organizzazioni di volontariato), che spesso mostrano carenze (evidente soprattutto per le piccole realtà di Volontariato) di formazione, abilitando il personale spesso con corsi autoreferenziali, senza alcuna verifica di controllo di qualità.
Se vogliamo crescere come “Sistema Paese”, in un territorio che sarà sempre più devastato da emergenze naturali o causate dall’uomo, è ora di svegliarsi e darsi una mossa coinvolgendo anche le realtà produttive ed industriali locali che spesso pagano lo scotto di questa “distrazione istituzionale”.