COME E’ CAMBIATA L’ITALIA SOTTO L’ASPETTO EPIDEMIOLOGICO DAI PRIMI DEL ‘900 AD OGGI?

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Quello della prevalenza delle malattie non è solo un segno del progresso della ricerca farmacologica e tecnologica (diagnosi preventiva) ma il segno di un radicale cambiamento della nostra società, come non si era mai visto nei 8000 anni di civiltà dell’uomo.

Fino agli anni ’50-’60 è evidente che la maggior causa di morte era principalmente legata alle malattie infettive: non solo le patologie trasmissibili erano diffuse per carenza di igiene, sovrappopolazione in ambienti confinati delle famiglie più povere, mancanza degli antibiotici e vaccini ma, paradossalmente, le malattie infettive si trasmettevano sia per inquinamento di cibi e acque (la peste era veicolata dalle pulci dei topi), ma soprattutto per la mancanza “della catena del freddo”.

L’impossibilità di conservare cibi al freddo era infatti una delle maggiori cause di contaminazione batterica, almeno alle nostre latitudini.

La comparsa dei frigoriferi, del congelamento degli alimenti, la maggior igiene delle linee di produzione, i controlli sugli animali malati (con il grande sviluppo della medicina veterinaria), permisero l’abbattimento delle malattie infettive circolanti, portando però con sé anche il cambiamento di una società che da rurale/contadina, che utilizzava spostamenti a piedi o con animali, diventò negli anni del boom economico, la società delle macchine.

La riduzione drastica delle malattie infettive permise il rapido innalzamento dell’aspettativa media di vita degli anni ’50 (intorno ai 55 anni) fino al livello attuale che nel nostro Paese è intorno agli 84 anni: un incremento di quasi 30 anni in poco più di 50 anni!

Ciò probabilmente è dovuto al decremento del fenomeno dell’ “Inflammaging” per cui un organismo, più è sollecitato sotto l’aspetto immunologico (attacco di virus e batterie parassiti), più invecchia precocemente.

Accanto all’evoluzione tecnologica e farmacologica sono ovviamente aumentate patologie che prima risultavano in secondo piano, causate da una alimentazione ipercalorica e abbondante e allo scarso sforzo fisico (malattie cardiovascolari e diabete) unitamente alle patologie tumorali, frutto molto probabilmente di inquinanti, sia nel cibo che nell’aria, sia alla fisiologica degenerazione cellulare legata all’aumento dell’età.

Ora negli ultimi 50 anni, tolti o controllati i problemi legati alle malattie infettive, almeno nel nostro Paese (dalla malaria alla tubercolosi, dall’epatite C all’HIV) sembrava che il problema infettivologico potesse essere relegato al solo uso di antibiotici (spesso usati a sproposito) o ai vaccini sempre più mirati e sofisticati.

In realtà la globalizzazione esplosa negli anni 2000, ha reintrodotto il rischio di malattie infettive come causa di morte non solo per l’importazione di specie “aliene” per le nostre latitudini (vedasi zanzara tigre), ma per il cambiamento climatico e l’antropizzazione del suolo (sempre più vasta con deforestazione e coltivazioni intensive) che hanno comportato un rapporto di contiguità tra animali selvatici ed uomo, con possibili “passaggi di specie”(spillover) di alcuni virus precedentemente non patogeni per la specie umana.

Se volessimo aprire una finestra sul futuro, che situazione epidemiologica potremmo trovarci ad affrontare nei prossimi anni?

Sicuramente un costante aumento di patologie cardiovascolari, dovute all’obesità in incremento in tutti i paesi (anche in quelli poveri dove l’utilizzo del “Junk-food” cibo spazzatura, è causa di un eccessivo apporto calorico), il diabete anch’esso incrementato da stili di vita sbagliati, i tumori, sempre legati all’uso di additivi alimentari estranei all’organismo e ad alimenti raffinati che aumentano il livello basale di infiammazione dell’organismo, ma anche una rapida recrudescenza delle malattie infettive dovuta a situazioni di antibiotico-resistenza (sempre più diffusa tra i batteri).

Tra i rischi emergenti si verificheranno sempre di più fenomeni di “spillover” dovuti anche agli allevamenti intensivi (vedi rischio attuale dell’”influenza aviaria” ma anche alla sottovalutazione di patologie infettive finora considerate “regionali” (tipiche dei paesi a clima caldo come l’Africa) o a mancanza di attenzione da parte di governi “distratti” che, per opportunismo, nascondono patologie (come è successo per il Covid19) oppure ignorano volutamente situazioni che rappresentano vere e proprie “bombe biologiche” (basti pensare al 1.700.000 malati di HIV in Russia, il paese con il più alto numero al mondo di malati, oppure al diffondersi della tubercolosi resistente alle terapie tradizionali sempre nello stesso paese).

Capitolo a parte spetta al costante incremento delle malattie psichiatriche, delle quali parleremo in un apposito articolo.

L’aspettativa di vita mondiale, secondo l’OMS, è prevista entro il 2050 in incremento di ulteriori 5 anni in media (di più nei paesi industrializzati ovviamente) e noi rischiamo di trovarci in un mondo di senescenti con una salute sempre più scadente e sempre più costosa, ad appannaggio solo della fascia più ricca della popolazione mondiale

Prof. Enrico Bernini Carri
Laureato presso l’Università degli Studi di Firenze a pieni voti ha conseguito successivamente la Specializzazione in Malattie Infettive e Tropicali presso l’Università degli Studi di Modena ed è Medico Competente in Medicina del Lavoro. Già Ufficiale medico dell’Esercito Italiano ha prestato servizio come Direttore Sanitario e Comandante dei Corsi di Medicina (Preside di Facoltà) presso l’Accademia Militare di Modena e Centro Selezione dell'Esercito in Bologna, partecipando a diverse missioni estere come “Esperto di Pandemie della NATO”. Attualmente riveste il grado di Generale medico della Riserva. Già Presidente del Centro Europeo della Medicina delle Catastrofi (CEMEC) presso il Consiglio d’Europa, ha fondato ed è Presidente della Associazione Scientifica/Fondazione Scuola Internazionale Medica di Emergenze e Disastri MEDIS. E’ Professore a.c. presso l’Università degli Studi di Modena-Reggio Emilia di Medicina delle Emergenze e Catastrofi (Sc. Spec. di Igiene e Sc. Spec. Di Medicina di Emergenza-Urgenza) e Medico Responsabile Dipartimento della Difesa Civile /Vigili del Fuoco di Modena. E’ Direttore di Redazione della Rivista Scientifica on-line “L’ICOSAEDRO”

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