Leucemia, il cibo potrebbe avere un ruolo. Ecco in che modo

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Secondo uno studio pubblicato su Nature, la valina potrebbe avere un ruolo chiave nella crescita cancerosa che si osserva nella leucemia linfoblastica acuta a cellule T. I ricercatori del NYU School of Medicine di New York, che hanno utilizzato particolari tecniche e modelli murini, mostrano come i geni coinvolti nel consumo dell’amminoacido siano più attivi nelle cellule T cancerose rispetto a quelle normali. In particolare, si è visto che bloccando tali geni, la valina diminuiva nelle cellule T cancerose e la crescita cellulare ne risultava bloccata: alcuni esperimenti hanno mostrato che solo il 2% restava in vita.

Nello studio viene anche messo in evidenza come mutazioni del gene NOTCH incoraggiavano la crescita del cancro anche aumentando i livelli di valina. Inoltre, alimentando i topi per tre settimane con diete a basso contenuto di valina, la crescita tumorale veniva interrotta e le cellule cancerose circolanti si riducevano, alcune volte fino al punto da non essere più rilevabili. Il cancro invece tornava a progredire quando l’amminoacido veniva reintrodotto. I ricercatori vogliono ora cercare di capire se diete che prevedono cibi con un basso contenuto di valina, già utilizzate per trattare alcune patologie, possano rappresentare un trattamento efficace nelle persone con cancro. In particolare, la dieta dovrebbe essere combinata con l’uso di venetoclax, un farmaco approvato negli Stati Uniti per altri tipi di leucemia. In pratica, come spiega Iannis Aifantis, ultimo nome dell’articolo, l’approccio clinico sarebbe basato sull’uso di diete a basso contenuto di valina allo scopo di ridurre il numero di cellule T a un livello così basso tale che il farmaco possa bloccare la progressione del cancro. Il ricercatore mette però in guardia sul fatto che per anni si è provato a utilizzare strategie basate sull’alimentazione per trattare il cancro, senza che questo portasse ad alcun beneficio, e sottolinea come siano necessarie ulteriori ricerche prima che un trattamento possa essere raccomandato.

Nature 2021. Doi: 10.1038/s41586-021-04244-1
https://doi.org/10.1038/s41586-021-04244-1

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