La Medicina Estetica di Precisione… alla ricerca di un corretto approccio per migliorare i risultati e ridurre i rischi

La prima volta che le parole Estetica e Medicina vengono affiancate è nel 1973, in Francia, da un medico endocrinologo: Jean Jacques Legrand.

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La medicina estetica, al contrario di quello che si pensa comunemente, è una branca di recente istituzione anche se la cura per l’estetica è in realtà senza tempo e, si può dire, nasca con l’uomo e con il suo rapportarsi con altri individui. La prima volta che le parole Estetica e Medicina vengono affiancate è nel 1973, in Francia, da un medico endocrinologo: Jean Jacques Legrand. In Italia, solo due anni dopo, un medico geriatra di Roma, il Prof. Carlo Alberto Bartoletti fonda la Società Italiana di Medicina Estetica e, da allora, sono nate diverse società scientifiche e corsi dedicati a tale branca e, in ambito Universitario, l’istituzione di Masters che, dal 2004, sono stati normati e riconosciuti in ambito europeo.

La tecnica e la tecnologia si sono evolute ma, purtroppo, non sempre sono state suffragate da una adeguata, ed indipendente, ricerca scientifica. Le Scuole di formazione, statali e private, hanno cercato di colmare la assenza di una specifica formazione “durante” il corso di studi in Medicina e Chirurgia ma, a volte, hanno risentito della spinta ricevuta da industrie legate più al profitto che al benessere dei pazienti.

L’evoluzione dei diversi trattamenti è condizionato, inoltre, da una forte campagna pubblicitaria che i diversi media ed oggi il web, nelle sue diverse forme, diffondono un alterata percezione di ciò che può essere definito “bello” o, in ogni caso, “migliorativo” per quanto riguarda l’aspetto fisico. Per contro, il verificarsi di effetti avversi, spesso riportati dai media, legati a difetti di pianificazione e/o di esecuzione dei trattamenti, sta sempre di più, mettendo in allerta i potenziali usufruitori dei trattamenti medico estetici. Vi sono però, alcune azioni, che definirei, “errori” che, nella mia lunga pratica clinica, vedo ripetere e di cui vorrei, almeno in parte, accennare in questo articolo.

Uno dei più comuni è sicuramente quello di “richiedere trattamenti specifici” dando per scontato che sia quello scelto dal paziente il trattamento necessario a cui sottoporsi. Non è raro sentirci ripetere la frase: “io vorrei fare questo trattamento perché conosco il mio corpo ed è quello di cui ho bisogno” Va compreso come, alla base della scelta di Cosa fare, Come ed a Chi, vi sia, innanzitutto, la diagnosi. E’ il moderno concetto, purtroppo non sempre seguito, di Medicina Estetica di Precisione. Alla base di questa vi è la “diagnosi”. Capire la problematica da trattare, conoscere la fisiopatologia e l’anatomia, conoscere cosa e come i trattamenti che utilizziamo agiscono, saperli integrare ed utilizzare e valutarne gli esiti, per migliorare e rendere sempre più sicuri, gli effetti, sono alla base di tale concetto. Allora è evidente come la prima scelta da fare, da parte di un potenziale paziente, non può essere “cosa” utilizzare ma “a chi” rivolgersi.

La risposta a questa domanda, anche per quanto sopra esposto, non è semplice. Sicuramente oggi abbiamo il modo di capire meglio la qualifica del medico a cui ci rivolgiamo, andandone a verificare il curriculum vitae e altri dati disponibili sui diversi organi di informazione, ma poi, necessariamente, ci deve essere una visita ed un colloquio per capire se sia opportuno affidarci a quel professionista o meno, Affidarci significa spesso “iniziare un percorso”, capire cosa si può ottenere, associando quali trattamenti ed in che modo. Spesso i professionisti dell’estetica non sono solo medici ma riguardano l’estetica non medica, la fisioterapia, la preparazione atletica etc… tutte professionalità che richiedono di essere integrate in un definito programma terapeutico. Chiedere uno specifico trattamento: filler, tossina botulinica, radiofrequenza, carbossiterapia, crioterapia etc.. non ha, pertanto, senso. Sarebbe come voler fornire ad un architetto, senza averne una specifica competenza, il progetto per costruire la nostra casa. Inoltre, anche nella scelta del professionista una particolare attenzione va data al suo modo di intendere l’estetica che, per fortuna?…. Purtroppo?…., non ha canoni definiti ma che, cercando noi di migliorare il nostro aspetto, deve, anche, essere il più vicino possibile ai nostri gusti. Alcuni contenzioni, anche medico-legali, nascono non da errori di tecnica ma dalla non accettazione del risultato ottenuto, anche in assenza di errori da parte degli esecutori. Affidarsi poi solo, ad una pregressa esperienza di un nostro conoscente non è sempre un sicuro modo di agire. Nella pratica clinica alcuni trattamenti sono, rispetto ad altri, più o meno operatore, macchina o macchina ed operatore dipendenti e la risposta è sempre personale. Resta quindi, il colloquio e la visita clinica il primo atto da fare postponendo l’inizio del trattamento ad una adeguata informazione da parte del medico.

Un altro errore che spesso viene fatto è dare troppa importanza alla durata dell’effetto che si aspira a raggiungere non considerando che il corpo si modifica nel tempo e che alcune metodiche è necessario che vengano ripetute per adattare il risultato a questo, naturale ed inarrestabile, fenomeno. Il tempo tende ad evidenziare questi errori di pianificazione e la presenza di materiali estraneo o di danni causati da trattamenti pregressi si renderanno sempre più evidenti. Un altro comune “errore” è quello di richiedere trattamenti i cui effetti vanno bene in “fotografia” ma che non considerano la “dinamica” del nostro volto e del nostro corpo e sono, spesso, a loro volta, causa di sconforto e di delusione da parte dei pazienti quando questi rientrano nella vita sociale. Il miglior risultato ottenibile dovrebbe essere quello per cui chi ci conosce ci vede migliorati senza capire cosa abbiamo fatto. Da considerare, infine, come non sia sempre vera la massima “chi più spende meno spende” ma…. In questo campo un lavoro ben fatto è essenziale e tecniche di “vendita aggressive”. possono nascondere problematiche che investono prodotti e/o macchinari di non elevata qualità, quando non coinvolgono una scarsa qualifica professionale.

Certo, quello che vediamo e sentiamo ogni giorno sui diversi media su cui ci informiamo, non ci aiutano ad evitare questi errori ma, al contrario, spesso ci propongono modelli che non hanno nulla a che vedere con la finalità di estetica/salute/benessere che deve essere oggi alla base della professione di medico estetico. C’è però da sottolineare che, rispetto ad un inizio di questa branca medica in cui disponevamo di pochi trattamenti e, alcuni di questi, di limitata efficacia, l’alta tecnologia oggi disponibile ed una capillare diffusione e fruibilità delle informazioni possono, se ben utilizzate, essere fonte di grande soddisfazione sia per i pazienti che per i medici.

 

Chirurgo Plastico, Ricercatore confermato, Professore Aggregato dell’Università di Siena, abilitato come Professore Associato. Lavora presso il reparto di Chirurgia Plastica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Senese. Direttore del Master di Secondo Livello in Medicina Estetica. Docente presso la Scuola di Specializzazione in Chirurgia Plastica dell’Università di Siena. Docente in 72 corsi di formazione e master, Relatore 110 congressi a carattere nazionali ed internazionali. Autore di 237 pubblicazioni e del trattato ”la carbossiterapia” edito dall’Officina Editoriale Oltrarno. Esercita la libera professione in diversi centri della Toscana.

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