Vaccini e fake news: cui prodest?

Il contesto della disinformazione è la vastità del web che presenta sia opportunità che pericoli e diffonde contenuti sempre meno controllabili e selezionati.

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Le fake news hanno radici storiche, come, ad esempio, gli attacchi che offesero indirettamente Pericle, figura insigne della vita culturale e civile ateniese del V secolo a.C. Egli fu stratega con meriti grandissimi ma, colpevole, secondo alcuni, di aver avviato la guerra contro Sparta. I suoi detrattori colpirono con false denunce e conseguenti processi le persone a lui vicine (Anassagora, Fidia, Aspasia) con l’esplicito obiettivo di danneggiare la credibilità di Pericle. Gli esempi storici hanno il valore di lezioni, paradigmi utili per il presente. Gli elementi che ci differenziano dal passato sono: la quantità e la frequenza della disinformazione, la velocità della diffusione in tempo reale, la direzionalità e la specificità dei messaggi fake, secondo la tipologia di destinatari, infine la reiterazione.

“Big data + intelligenza artificiale” è la rivoluzione digitale in atto, una nuova frontiera – nello sviluppo di sistemi di acquisizione – ma ci espone a rischi di falsificazione ancora maggiori.

Vera Jourová, Vicepresidente europea per i Valori e la trasparenza, ha dichiarato: “La Commissione europea interviene su più fronti per sensibilizzare i soggetti interessati, dalle piattaforme digitali alle autorità pubbliche. L’Europa incoraggia inoltre i verificatori di fatti e i media indipendenti”.

La produzione di dati nel 2020, nello spazio di 1 anno, ha superato quella dei 30 secoli precedenti. La pervasività di Internet è stata accentuata dalla sua estensione al mondo degli oggetti, conosciuta come Internet of things (IoT). Gli oggetti più disparati, dalle automobili ai frigoriferi interagiscono tra loro attraverso sensori, senza l’intervento umano; si arriverà ben presto a collegare in rete everythingogni cosa. La ricerca sui calcolatori quantistici, focalizzata sullo sviluppo di semiconduttori e algoritmi dedicati, è ad uno stadio avanzato, genererà un ulteriore aumento esponenziale della capacità globale di elaborazione. In previsione di tali eventi, l’Autorità italiana di Tutela ha attivato una task force di data scientists sul tema della disinformazione online, coinvolgendo i migliori centri di ricerca e le istituzioni accademiche.

La pandemia, con il profluvio di indicatori matematici, ideati contro il virus, delinea un destino. È la prima epidemia combattuta da matematici, informatici e fisici oltre che da virologi ed epidemiologi.

Nel difendere i cyberspazi il primo passaggio consiste nel comprendere chi possa essere in possesso delle informazioni e di mezzi informatici capaci di produrre algoritmi che si diffondono in modo selettivo e mirato a livello globale; capire chi abbia interesse a farlo è il secondo passaggio. Nel migliore dei casi si tratta di notizie inesatte, false e fuorvianti; nel peggiore, le fake news vengono progettate con precisione per scopi malevoli e manipolatori, da fonti indagate dall’intelligence europea. La disinformazione, infatti, non può essere prodotta facilmente, richiede risorse finanziarie, conoscenze tecniche, macchine con potenze di calcolo elevate, catene di server e capacità.

La disinformazione va oltre le fake news. Essa include ogni tipo di falsità, non accuratezza e comunicazioni ingannevoli progettate e promosse per causare danno pubblico o per profitto. Il dolo per i cittadini e per la società consiste prima di tutto in minacce alla salute, ma anche in interferenza nei processi democratici e in concorrenza sleale.

Internet, nel momento storico attuale, non solo condiziona, ma genera la realtà materiale, come un nuovo “λόγος” computazionale. Il fenomeno ha un lato fisiologico, contribuisce al progresso sociale, mentre l’altro lato, quello patologico – su cui occorrono riflessioni approfondite – è connesso agli effetti distorsivi che possono manifestarsi e che si manifestano.

 

Dott.ssa Carla Lavarini, è laureata in Scienze Diagnostiche e ha conseguito il master in Management per le professioni sanitarie; iter professionale a Torino, nella Sanità Pubblica, prima come specialist in ricerca e in diagnostica virologica, successivamente come specialist e coordinatrice in diagnostica clinica. Attualmente, lasciata la Sanità, lavora in libera professione come consulente, ricercatrice, docente e nell’ambito della comunicazione tecnico-scientifica. È componente del direttivo dell’Associazione A.A.A. Accademia di Medicina di Torino.

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