Variante indiana Covid, cresce allarme per contagi. Crisanti: molto infettiva, serve quarantena vigilata

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I numeri dei decessi per la variante indiana nel paese asiatico sono fuori controllo, si parla di quasi 3mila morti e 350mila contagi ogni giorno. Numeri, tra l’altro, sottostimati come conferma al New York Times Bhramar Mukherjee, epidemiologa dell’Università del Michigan, «in base a tutti i modelli che abbiamo realizzato, crediamo che il vero numero di morti sia fra le due e le cinque volte superiore a quello ufficiale». E se a preoccupare, fino ad oggi, era la variante inglese per la sua forte contagiosità, quella indiana l’ha «completamente soppiantata», dichiara il virologo Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell’università di Padova.

«La variante indiana è una variante che genera cluster molto numerosi, probabilmente ha un indice di infettività alto – continua – ha due mutazioni nella regione che funziona da bersaglio per gli anticorpi neutralizzanti, quindi si ritiene che in qualche modo possa sfuggire al vaccino». Per questo, Crisanti sostiene che le misure del ministro Speranza di bloccare i voli dall’India siano corrette, ma «dovrebbero essere affiancate da misure che prevengono la triangolazione. E poi bisogna creare l’infrastruttura, creare una quarantena vigilata per chi viene da questi posti, Non si può lasciare all’iniziativa dei singoli un problema di sanità pubblica così rilevante». In Italia, dunque, si teme l’ennesima ondata di contagi a causa della neovariante indiana. «Il sistema di sequenziamento massivo americano è stato potenziato per far fronte alle varianti, così come l’agenzia regolatoria del farmaco, Food and Drug Administration, effettua controlli sui prodotti terapeutici anti Covid, compresi i monoclonali e i vaccini, per valutare le mutazioni dovute alle nuove varianti. Tutto questo non mi risulta ci sia in Italia». A spiegare, all’agenzia Dire, cosa manca in Italia per far fronte alla variante indiana è Luca Pani, professore di psichiatria clinica all’Università di Miami. «La Fda controlla regolarmente la compatibilità dei prodotti terapeutici con i siti di mutazione della proteina spike introdotti dalle varianti. Simili test possono attuarsi anche con I vaccini. La forza notevole di questo sistema è la raccolta regolare di numerosi campioni rappresentativi da tutto il Paese e la caratterizzazione dei virus al di là di ciò che la sequenza del RNA virale da sola rappresenta. Tutto ciò è utilissimo ma non mi risulta che una cosa anche minimamente simile venga fatta in Italia». Un’efficace campagna vaccinale si lega anche al contrasto della variante indiana, così come la sua efficacia è determinata anche dal perseguimento di una strategia che, come segnala Pani, non sembra molto chiara, tanto da affermare: «Se non hai materialmente i vaccini non c’è campagna vaccinale che tenga ma non mi pare che mai in questi ultimi 4 mesi in Italia, come in molti Paesi va detto, si sia arrivati al 100% di dosi somministrate rispetto a quelle distribuite. Quindi, per il momento, si tratta di un problema logistico o forse anche tecnico-scientifico».
Preoccupato per la nuova variante anche Massimo Galli, responsabile di malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, che ad “Agorà” su RaiTre, ha dichiarato: «Non sappiamo molto sulla variane indiana, in quel Paese c’è stata una impennata molto forte della pandemia ma c’è anche una popolazione di 1,3 mld di abitanti. Evidentemente preoccupa parecchio dal punto di vista dell’evoluzione fenomeno, ma ci sono anche condizioni locali molto particolari».

A sostenere che invece questa variante non ostacolerà le vaccinazioni, è Mario Clerici, docente di immunologia dell’università degli Studi di Milano e direttore scientifico della Fondazione Don Gnocchi. In merito a due casi in Veneto, spiega all’Adnkronos Salute: «erano un padre e una figlia rientrati dall’India, ma un paio di altri contagi erano stati intercettati in precedenza in Toscana, non collegati fra loro. Quello che vediamo è la punta dell’iceberg. Se emerge una variante, vuol dire che ci sono molti altri casi in giro. Ovviamente noi vediamo solo quello che andiamo a sequenziare». In India, inoltre, osserva l’esperto: «Ci sono state prima le celebrazioni delle feste, durante le quali in milioni sono andati a bagnarsi nel fiume Gange insieme – elenca -. Poi in vari territori, compresa una delle aree più popolose del Paese, è in corso la campagna elettorale e sono state allentate misure e organizzati comizi in vecchio stile, con migliaia di persone». Detto questo, continua Clerici, «sembra che la variante indiana sia suscettibile agli anticorpi indotti dai vaccini. Non dovrebbe rappresentare un problema da questo punto di visita, e non ci sono dati solidi sulla trasmissibilità».

Fonte Doctor 33

 

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