Arteriopatia obliterante, bisogna considerare nuovi fattori di rischio. Ecco quali

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Una revisione della letteratura pubblicata sull’International Journal of Molecular Sciences cerca di chiarire alcuni nuovi fattori di rischio poco evidenti, ma molto importanti, per l’accelerazione dello sviluppo di arteriopatia obliterante e per la durata dei trattamenti di rivascolarizzazione. «Il trattamento dell’arteriopatia obliterante (PAD) mira a ripristinare un flusso di sangue sufficiente per tutti i distretti delle gambe, e questo si ottiene con i farmaci, con le procedure di rivascolarizzazione endovascolari (angioplastica) o con la chirurgia (by-pass). Ma la prima ‘terapia’ da consigliare sempre a questi pazienti è quella di camminare con regolarità, pur rimanendo sempre sotto la soglia del dolore, cioè con un’andatura che ne eviti la comparsa» spiega Andrea Flex, del Policlinico universitario Agostino Gemelli Irccs e dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, autore senior dello studio.

I ricercatori sottolineano che le procedure di rivascolarizzazione endovascolare hanno effetti benefici che sono molto variabili in base al paziente, anche a parità di fattori di rischio e del loro controllo. Per questo gli esperti hanno iniziato a pensare a un eventuale ruolo di alcuni fattori mai considerati in precedenza, e piuttosto nascosti. Quindi, è vero che le arterie tendono a richiudersi velocemente dopo l’angioplastica a causa della tendenza all’infiammazione di alcuni pazienti, che producono molte citochine, ma non bisogna dimenticare che anche il tessuto adiposo ha un suo ruolo nell’aterosclerosi, sia in senso protettivo, che negativo. Nelle persone che presentano molta omentina, un ormone prodotto dal grasso, infatti, si ha una sorta di protezione dall’aterosclerosi, mentre quelle in cui si ha molta sortilina, una proteina implicata nel metabolismo dei lipidi, c’è un rischio maggiore di PAD, anche perché questa proteina si intromette nel metabolismo delle LDL. «In un prossimo futuro dunque, oltre a considerare i fattori di rischio tradizionali per l’aterosclerosi, come diabete, colesterolo, ipertensione, fumo, dovremo profilare i pazienti in base a questi altri biomarcatori che stanno emergendo giorno per giorno, in un’ottica di medicina sempre più personalizzata. Nei soggetti con profilo infiammatorio “esuberante”, in attesa di trovare una terapia mirata per questa condizione, sarà indicato un follow-up più stretto e dovremo mettere in campo strategie terapeutiche più aggressive» conclude Flex.

Int J Molecular Sciences 2021. Doi: 10.3390/ijms22042002
https://doi.org/10.3390/ijms22042002

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