Covid-19, la variante brasiliana aumenta il rischio di mortalità tra i giovani. Ecco come

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La variante brasiliana di Sars-CoV-2, cioè il ceppo B.1.1.28.1 (P.1), potrebbe associarsi a maggior mortalità, soprattutto tra i giovani. A dirlo è un nuovo studio, per ora uscito su MedRxiv quindi non ancora sottoposto a peer-review, i cui autori sottolineano come i risultati indichino la necessità di interventi di salute pubblica e di una campagna vaccinale più rapida. «Pur preliminari, questi risultati sono stati ripresi da molti organi di stampa negli Stati Uniti e Inghilterra, e suggeriscono la necessità di instaurare un sistema di monitoraggio costante della diffusione delle varianti di Sars-CoV-2, aggiungendo enfasi alla necessità di procedere celermente con le vaccinazioni, affinché si possa minimizzare il rischio che ceppi particolarmente virulenti (come P.1 o B.1.351, cioè la variante “Sudafricana”) possano insorgere e diffondersi nella popolazione» ha spiegato Giuseppe Lippi, dell’Università di Verona, tra gli autori dello studio.

In particolare, i ricercatori hanno analizzato un totale di 553.518 casi di infezione da Sars-CoV-2, con 8.853 decessi, avvenuti tra il 1 settembre 2020 e il 17 marzo 2021 nello Stato di Parana, una regione del sud del Brasile. Da notare che qui la variante P.1 era quasi assente a gennaio 2021, mentre è diventata endemica e ha avuto una diffusione maggiore del 70% nel mese di febbraio. Dalle analisi è emerso che tale variante pare associarsi a una mortalità maggiore. I case fatality rate, diminuiti o stabilizzati tra settembre 2020 e gennaio 2021, erano aumentati proprio a febbraio in quasi tutti i gruppi di età. È stato inoltre osservato un aumento del CFR per i casi diagnosticati a febbraio rispetto a quelli diagnosticati a gennaio in tutti i gruppi di età sopra i 20 anni. In particolare, il case fatality rate è triplicato nei pazienti con età compresa tra i 20 e i 29 anni con diagnosi fatta a febbraio, rispetto a quelli che avevano ricevuto la diagnosi a gennaio. È stato osservato un aumento anche nei soggetti di 40-49 anni, 30-39 anni e 50-59 anni, ma anche con oltre 60 anni. Nelle persone di 20-29 anni con diagnosi fatta a febbraio, invece che a gennaio, è stato riscontrato un aumento di 3 volte del rischio di morte. Tale rischio è comunque aumentato anche nei pazienti con 40-49 anni e 30-39 anni. Risultati preliminare quelli dello studio che, secondo gli autori, necessitano di ulteriori indagini.

MedRxiv 2021. Doi: 10.1101/2021.03.24.21254046
https://doi.org/10.1101/2021.03.24.21254046

 

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