Smilax glabra, effetto anti-gotta allo studio

l genere Smilax comprende circa 350 specie, la più studiata è Smilax glabra o sarapariglia utilizzata nel trattamento della gotta, ma anche per la sifilide e varie malattie infiammatorie

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Il genere Smilax deve il suo nome dal mito di Croco (da cui Crocus sativus, lo zafferano) e della ninfa Smilace (Smilax). In questo mito, la pianta ed il fiore derivano dalla trasformazione imposta dagli dei a questi due personaggi a causa del loro amore non corrisposto.
È un genere che comprende circa 350 specie, diffuso prevalentemente nelle zone tropicali e subtropicali. In Cina, in particolare, sono state ritrovate circa 80 specie, che fa capire l’importanza che ha questa pianta anche nella medicina tradizionale cinese.
Vengono impiegate nella cultura cinese anche come alimento: le frittelle imbottite di smilax sono un tradizionale spuntino nella zona di Pechino.
Tra tutte le specie, la più studiata e presente anche nella farmacopea cinese è Smilax glabra o sarapariglia. Altre specie sono utilizzate per produrre bevande (chiamate “sarsaparilla” in Jamaica, e “pru” a Cuba). Nei paesi caraibici, questa pianta viene utilizzata nel trattamento della gotta, ma anche per la sifilide e varie malattie infiammatorie.

Azione anti-gotta sotto esame

L’azione antigottosa è sostenuta anche da un piccolo studio che ha utilizzato una formula cinese contente anche Smilax glabra contro il diclofenac per il trattamento di attacchi acuti di gotta. Si è osservata un sostanziale equivalenza tra i due gruppi in termini di efficacia (95% contro il 90%).
L’aspetto superiore del gruppo trattato con la formula a base di Smilax è che si è osservata una riduzione di uricemia, cosa che non avviene nel trattamento con il farmaco di sintesi.
Il principale componente della pianta è la diosgenina, una saponina steroidea, che si ritrova assieme ad altre molecole quali la parillina, detta anche sarsaparillina o smilacina, acido sarsapico, sarsapogenina e sarsaponina e altre 100 saponine.
Tra le molecole, l’astibina viene utilizzata come marker di qualità dell’estratto, ma si sta studiando anche per un suo potenziale utilizzo in terapia.
Alcuni studi preliminari sembrano suggerirne un effetto osteoblastico, oltre ad effetti antiinfiammatori, antiossidanti ed epatoprotettori (in vivo). Sembra in grado di inibire la replicazione di osteoclasti indotta da Rankl (sopprimendo l’attività di due fattori di trascrizione) e la loro funzionalità in modo dose-dipendente e senza produrre citotossicità.

Altre proprietà in studio

Proprietà studiate attualmente in vivo, da confermarsi in trials clinici. Altre proprietà studiate della pianta sono la citotossica, immunomodulatoria, antivirale, epato e cardio protettiva.
Un’ultima curiosità: la diosgenina presente nella pianta viene utilizzata anche nell’industria farmaceutica come molecola di partenza per emisintesi nelle industrie farmaceutiche (ad esempio per formare il Dhea).
Nell’utilizzo clinico si presti attenzione a somministrarla a pazienti asmatici (può scatenare un attacco d’asma), o con patologie renali (esacerbazione dei sintomi). Inoltre, può interagire con la digossina e con i Sali di litio.

Fonti

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