70…e adesso? Una questione (anche) di testa

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Oltre a essere attaccati su tre fronti dall’invecchiamento, dalle malattie e dal decadimento fisico, dobbiamo fare i conti con un quarto nemico: gli effetti sociali e psicologici dell’età. Per molte, troppe persone, invecchiare vuol dire diventare più lenti, più cauti, disinteressarsi al mondo esterno, vivere nel passato e rimpiangere “i bei vecchi tempi andati”. Alzi la mano chi non conosce qualcuno così, che però probabilmente ha sempre avuto un atteggiamento tendente al pessimismo e alla negatività. In più, alcuni cambiamenti (e la depressione che ne deriva) si verificano perché ci lasciamo condizionare eccessivamente dallo stereotipo della vecchiaia che va per la maggiore. Ma non è detto che debba sempre essere così.

È il momento di reagire! Il cambiamento inizia oggi

Perché farsi influenzare da una visione superata delle vecchie generazioni? È il momento di reagire! Una delle poche certezze nella vita è che la terza età non è solo l’anticamera della fine: il declino non è inevitabile! Anzi, più il tempo passa, più diventa indispensabile caricarsi con un atteggiamento mentale positivo e azioni concrete. E poi, ci vuole anche un po’ di fortuna. Il pianista Menahem Pressler una volta mi ha detto che il motivo per cui riesce ancora a tenere concerti a livello internazionale è la fortuna non solo di avere dei buoni geni (non porta ancora gli occhiali), ma anche di aver trovato il senso della vita nella musica. Certo non tutti siamo in grado di suonare uno strumento a livelli da sala da concerto, ma una cosa che di sicuro possiamo fare è trovare un senso alla nostra vita, ad esempio prendendoci cura dei nipotini, dei familiari, degli amici, oppure rendendoci utili con lavoretti occasionali o opere di volontariato. Secondo Pressler, la cosa migliore che gli sia mai capitata, la sua fortuna, non è fare il tutto esaurito a ogni data, ma insegnare. Gli artefici della nostra fortuna siamo noi ed è importante trovare un senso alla propria vita.

Il cambiamento inizia oggi.

Tratto da “70… e adesso?” – ed. LSWR

 

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